Raccontino della notte. Stamane mi sono svegliata con una ‘M’ in testa. Non chiedetemi il perché, ma la ‘M’ non mi ha più mollato fino a sera. Sarà la M di mascherine. ,mi sono detta. Già, le mascherine, , per dirla con il nostro procuratore, Roberto Pellicano. Che mi abbia influenzato il capo dei pm di Cremona, raccontando di una indagine su una vendita di mascherine scadute (7-8mila) ad un cartello di case di riposo? Saranno le mascherine che vanno a ruba, quelle in dotazione al personale delle Poste rubate da un ladro nel centro gestionale insieme ai guanti in lattice e alle merendine (ne diamo conto oggi sul giornale). ‘M’ come multe. Mi torna in mente l’aneddoto raccontato dal capo dei pm. . ‘M’ come Maggiore, il nome degli ospedali di Cremona e Crema. ‘M’ come medici. ‘M’ come musica. Vi consiglio di guardare due video commoventi che stanno circolando su Facebook. Uno è stato girato nell’ospedale di Reggio Emilia. Mascherina, camice e chitarra, nei corridoi del Reparto, l’ematologo Pierluigi Alfieri canta ‘Fai rumore’, il brano di Diodato vincitore dell’ultimo Festival di Sanremo. Un modo per portare conforto alle molte persone malate, lontane dai propri cari. L’ematologo Alfieri canta benissimo. L’altro è stato girato nell’ospedale di Castel San Giovanni (Piacenza). Una chitarra e due chirurghi: Simone Isolani e Luca Rosato stanchi, a fine turno, si tolgono lo ‘scafandro’ (la tuta protettiva) e per sciogliere la tensione, cantano Creep (Radiohead). Un momento di musica spontanea rubato con il telefono da una giovane infermiera. Ai tempi dell’invisibile bastardo, nelle corsie degli ospedali succede anche questo. Come Alfieri, pure Isolani e Rosato cantano benissimo. E ve lo garantisce una che è nata nella città di Mina, la Tigre di Cremona. La ‘M ‘ mi insegue tutto il giorno. Nella mia fugace uscita per far shopping nella farmacia sotto casa, conosco una gentile signora. . Ci siamo presentate mascherate, a quattro metri di distanza. Io Francesca, lei Marlisa, che ringrazio anche qui. E poi c’è Mattia, studente di 18 anni, il più giovane paziente Covid ritornato a casa oggi. Che gioia vederlo sorridente nelle immagini girate al Maggiore mentre si infila il maglione, saluta i medici e gli infermieri che lo hanno curato e amato come un figlio. Alle 22.07 squilla il telefonino. E’ Marco, Marco Bencivenga, il mio direttore. . ‘M’ come l’amata Minnie. , la butta lì Marco il direttore. Scusate il disturbo.