NON C’E’ PIU’ SPAZIO NELLO SPAZIO. LA SINDROME DI KESSLER
Spazio, ultima frontiera. Della mondezza. Se il compianto Gene Roddenberry, ideatore e sceneggiatore della fortunata serie televisiva Star Trek, dovesse scrivere oggi la frase di avvio di ogni episodio, dovrebbe necessariamente parlare di rifiuti, di mondezza, di detriti. Sembra assurdo ed inverosimile, ma attualmente lo spazio attorno alla Terra è letteralmente invaso da ogni genere di scarto, lasciato e disperso dalle varie sonde, dalle prime navicelle che hanno penetrato quel vuoto alla ricerca dei misteri del cosmo, dalle moderne stazioni spaziali. Si tende a pensare allo spazio come infinito, ed è effettivamente così, almeno per quanto è dato ipotizzare e sapere, ma intorno al nostro globo abbiamo prodotto molti danni, almeno tanti quanti ne abbiamo fatti al pianeta. Anche Michael Collins, uno dei tre fortunati ed audaci astronauti che compirono il primo allunaggio, perse un oggetto nello spazio, e precisamente il fatto accadde nel 1966. In quell’anno infatti il pilota era in orbita, all’esterno di un satellite, per il recupero di una piastra, quando la sua minuscola fotocamera Hasselblad gli sfuggì dalle mani ed iniziò la sua corsa seguendo la velocità di rotazione del nostro pianeta, ed ancora oggi è li, che vaga nel buio, forse frammentata in minuscole parti, proiettili supersonici. Forse qualcuno potrà fare della facile ironia sui natali di Collins, che nacque a Roma, in via Tevere, come tipico esempio dell’italico zozzone, ma la realtà ci insegna che in questo, nell’aver trasformato lo spazio in una gigantesca pattumiera, gli umani si sono dimostrati assolutamente simili, senza distinzione di bandiere, credo politico, religione. Una questione assolutamente preoccupante, almeno per i sistemisti della NASA, ed infatti uno di loro, Donal J. Kessler, nel 1978, teorizzò una crescita esponenziale di rifiuti cosmici, tale da giustificare un volume di dimensioni talmente elevate da generare collisioni tra gli oggetti, troppo vicini tra loro. Ovviamente, non essendoci forza di gravità nello spazio, ogni collisione genererebbe , come in effetti avviene, una sorta di moto perpetuo, ad una velocità di circa 4 kilometri al secondo, rendendo gli oggetti, anche i più minuscoli, micidiali dardi siderali. La teoria di Kessler ha ispirato anche il regista Alfonso Cuaron, che nella pellicola Gravity, del 2013, mostra, in modo assolutamente realistico, i possibili effetti di una nube di detriti alla deriva ed il suo impatto con uno shuttle. Ma la preoccupazione maggiore di questa discarica orbitante è data dalla impossibilità, prevista e temuta, di lanciare altri congegni nello spazio, in quanto avrebbero durata breve e non garantirebbero le funzioni per cui sono stati creati. Solo nel 2017, giusto per fornire delle cifre, sono stati lanciati in orbita circa 400 satelliti, da parte di multinazionali delle comunicazioni, di agenzie governative e militari, di industrie. 400 oggetti che andranno ad occupare quegli spazi ancora vuoti in un mare di plastica, fibre, metallo. Una situazione paradossale, che ha spinto alcune industrie a progettare appositi dispositivi di recupero, perlomeno per gli oggetti più grande, una sorta di raccolta rifiuti cosmica, con la finalità di spingere gli oggetti verso l’atmosfera, con il conseguente incenerimento. Una cremazione spaziale necessaria, per scongiurare il pericolo di un blocco totale delle telecomunicazioni, dei sistemi di sorveglianza e difesa, ed anche delle semplici applicazioni per la guida, i navigatori da telefono, che ormai hanno sostituito le mappe, ed a volte anche il buo senso, delle persone alla guida. Dal 1978, anno in cui Kessler descrisse la sua teoria, ad oggi, il grido di allarme è rimasto quasi inascoltato, come lo rimane per quanto riguarda i mari ed altre parti di questo nostro pianeta, e forse chissà, è anche colpa di quella cortina di sporcizia se non riceviamo visite dallo spazio esterno. Se gli alieni davvero esistessero, starebbero alla larga da una civiltà incivile, da qualcuno incapace di gestire il proprio spazio vitale, e forse prima o poi riceveremo una lettera di reclamo da altri pianeti, in cui si prega di non gettare la propria spazzatura nello spazio altrui.
