A ROMA AL CORTEO DI SOLIDARIETA’ CON IL POPOLO CURDO
 
        Domani (cioè oggi) sarò a Roma al corteo in solidarietà con il popolo curdo, che anche in queste ore sta resistendo agli attacchi delle bande jihadiste e ai bombardamenti turchi. Ci vado perché credo nell’autodeterminazione dei popoli e in particolare di quello curdo, che da oltre cent’anni lotta per avere una sua indipendenza e la possibilità di decidere sul suo futuro, come chiunque altro. Ci vado perché i curdi hanno combattuto in prima persona una delle cose più mostruose del nostro tempo, l’ISIS. Gente ben pagata, che imbottiva di esplosivo i bambini, staccava le teste con un coltello, violentava e squartava donne. Un mix fra delirio tecnologico-spettacolare e barbarie ancestrale, che fa tremare solo a vedere i video. Ci vado perché i curdi della Siria del Nord, in mezzo a quel delirio, sono riusciti a costruire forme di governo che mettessero insieme popolazioni di etnie diverse, forme democratiche, laiche, basate sulla parità di genere, sull’uguaglianza e la redistribuzione della ricchezza. Ci vado perché mi fa schifo che le vite umane debbano essere ancora dei numeri da giocare al tavolo di USA, Turchia, Russia, Arabia Saudita… E che queste potenze, per i loro interessi, si mettano d’accordo facendo pulizie etniche ed opprimendo ancora. Ci vado perché non voglio che il mio paese sia complice di Erdogan, non voglio che gli venda armi, perché voglio che il dittatore turco cada e si liberino le energie che sta reprimendo, perché voglio che l’Italia esca dalla NATO e ripudi la guerra, come sta scritto nella nostra Costituzione. Ci vado perché sono comunista e internazionalista, e non posso non sentirmi vicino ai comunisti curdi che non solo sono riusciti a resistere 40 anni senza mezzi contro alcuni degli eserciti più temibili, ma hanno provato anche a costruire rapporti di massa, ad allargare la partecipazione, a trasformare i nostri ideali in territori liberati, ad innovare il nostro grande patrimonio. Ci vado perché provo ancora oggi una tristezza e un’ammirazione immensa se penso a persone come Lorenzo Orsetti, e credo che se lui è andato fin lì a dare la vita per un popolo che sta subendo un’ingiustizia, noi possiamo fare lo sforzo di andare fino a Roma. Queste sono le mie ragioni. Ma ce ne sono ancora altre:https://tinyurl.com/y29su2jr E se di tutto questo non avete mai sentito parlare, vi aspettiamo il 2 novembre all’Ex OPG Occupato – Je so’ pazzoper un’iniziativa di dibattito con Alessandro Orsetti, il padre di “Orso”, Eddi, combattente italiana in Siria,Michele Giorgio, giornalista del Manifesto.
