E’ SEMPRE COLPA DELLE DONNE
 
        Jeans e maglietta. Camicia e pantaloni. Chemisier. Costume da bagno in due pezzi. Gonna e camicetta. Abito da sera. Tailleur pantaloni. Tuta e felpa… Eccoli, i vestiti delle abusate. Delle stuprate. Eccoli in mostra tutti quei vestiti, in giro per le città, da Milano a Roma, da Roncanova (Verona) a Vinovo (Torino), a Benevento… Lo ricordate, vent’anni fa, Cassazione: assolto dall’accusa di stupro perché impossibile “strappare” i jeans? Insomma: “è colpa di lei”. Un pregiudizio radicatissimo. La protesta delle donne allora fu clamorosa. Ed è impressionante vedere oggi quante paia di jeans di tutte le fogge sono in questa mostra che ha già fatto 50 tappe nel nostro Paese. E oggi? È sempre “colpa di lei”. Una doccia gelata l’ultimo sondaggio Istat – in occasione della giornata per l’eliminazione della violenza contro le donne: ci informa che secondo il 23,9 per cento degli intervistati “le donne possono provocare violenza sessuale con il loro modo di vestire”. Non solo i vestiti. Secondo il 39,3 per cento degli intervistati “le donne che non vogliono un rapporto sessuale riescono ad evitarlo”. Di nuovo, come quando il tribunale di Torino (2017) ha assolto un infermiere perché lei non aveva gridato, non aveva pianto… Di nuovo, come nel “Manuale dei confessori”, anno di grazia 1837, dove era scritto: “Se ella spera di poter essere soccorsa, deve gridare e invocare l’opera altrui, giacché se ella non resiste parrebbe ch’essa acconsentisse. Una giovane, ridotta a queste strette, temendo di poter acconsentire al piacere delle sensazioni veneree, deve gridare, anche con evidente pericolo della propria vita”. Siamo sempre lì, a Maria Goretti, povera santa bambina. Possibile che pesi ancora tanto nel nostro Paese l’impronta di leggi che relegavano la donna a un ruolo subalterno? Il riconoscimento della violenza sessuale come reato contro la persona e non più contro la morale, è datato solo 1996: vent’anni dopo il divorzio (1974) e il nuovo diritto di famiglia (1975). Eppure ancora oggi è difficile per una donna denunciare, ancora oggi prevale la vergogna per l’aggressione subita, l’angoscia di rivivere all’infinito (interrogatori, tribunali) quei momenti, sentirsi dire “se l’è cercata”… Manca un dato. Quanti sono gli stupri. Secondo l’Istat, nel 2018, un milione e 157mila.
