ECCO IL NOSTRO PATTO PER IL DOMANI DELL’ITALIA. CHI CI STA?

ECCO IL NOSTRO PATTO PER IL DOMANI DELL’ITALIA. CHI CI STA?

L’Italia si accinge a celebrare i 150 anni dello Stato unitario in una condizione sociale ed economica preoccupante. Il decennio che sta per chiudersi ha prodotto tante e tali macerie da rendere oggi necessaria una nuova fase fondativa, una stagione per molti versi simile a quella che affrontarono i nostri padri costituenti. Il paese esce da una lunga fase di disgregazione economica e sociale ed è ancora immerso in una crisi che allenta ulteriormente la coesione nazionale. Un effetto di un sistema personalistico e populista che ha identificato le istituzioni, il diritto e il governo con l’arbitrio e il potere di una sola persona. Oggi questa visione “proprietaria” dello Stato sta finalmente implodendo, ma il suo declino è accompagnato da una paralisi che rischia di radicalizzare tensioni sociali ormai più che evidenti. Viviamo l’assoluto bisogno di superare questa fase e di aprire una stagione di pace e concertazione che ponga le basi di una nuova stagione di crescita e sviluppo. Il Partito democratico è l’unico partito in grado di farsi protagonista di questa sfida. L’unico capace di costruire una ‘piattaforma democratica’ che coniughi una grande visione nazionale a uno straordinario radicamento sul territorio. L’idea è quella di formare un tavolo permanente con tutte le opposizioni di centro e di sinistra, con le organizzazioni sindacali e le associazioni di categoria, con i presidenti di regione e gli amministratori delle principali città italiane. Una fucina concertativa nella quale edificare insieme un grande patto per la nazione, in cui tutti abbiano la possibilità di dare un contributo nella definizione dei progetti di riforma necessari al paese. Questo patto per la nazione deve avere come primo obiettivo il raggiungimento di un grande accordo sociale che ponga il paese fuori dalla logica del conflitto. La via maestra è quella che porta, a tutti i livelli di governo, ad una azione coordinata tra istituzioni, imprenditori e sindacato, tesa a controllare le grandi dinamiche della politica economica, e in particolare le variabili dello sviluppo e dell’occupazione. Questo patto per la nazione deve avere l’ambizione di guidare il paese verso una stagione di sviluppo ed equità sociale, nella consapevolezza che senza il riscatto dei ceti e delle zone deboli l’Italia non sarà mai in grado di ripartire nel suo complesso. I principi cardine di un simile tavolo dovrebbero essere quelli della solidarietà e della partecipazione, veri e propri fari verso i quali indirizzare riforme chiamate a garantire una più equa distribuzione della ricchezza. Sotto questo profilo le politiche fiscali devono essere strumento attivo con cui la collettività incentiva lo sviluppo e il miglioramento delle condizioni delle persone e dei soggetti sociali più deboli. Va in questo senso la graduale convergenza del costo del lavoro precario e del lavoro stabile. Ma anche la riduzione della pressione fiscale sulle pensioni e sui redditi medio-bassi, il credito d’imposta per gli imprenditori meridionali, il bonus fiscale per i figli, l’aumento della detrazione per le donne al lavoro. E ancora, un radicale cambiamento per la tassazione del reddito da lavoro autonomo, professionale e di impresa per favorire la patrimonializzazione e gli investimenti innovativi. I principi di sussidiarietà e di partecipazione devono muovere poi la modificazione profonda dell’assetto normativo che regola le politiche sociali per fare spazio a nuovi modelli che abbiano al centro la persona e che non mettano in discussione i principi di solidarietà ed eguaglianza che hanno caratterizzato l’avvento dei sistemi di welfare state. All’origine della proposta di un “welfare comunitario” c’è il riconoscimento di uno stato sociale basato non sulla concezione individualistica della cittadinanza, ma sulla centralità della persona in quanto tale e al suo protagonismo nel lavoro e nell’organizzazione che porta al bene comune. Questo l’impianto che deve promuovere il libero associarsi dei cittadini mediante la creazione di corpi intermedi e di iniziative partecipate dal basso secondo il principio della sussidiarietà All’interno di questo alveo si devono inserire iniziative a favore del primo e fondamentale corpo sociale: la famiglia. Da anni l’Italia registra tassi di natalità sempre più bassi, con un conseguente drammatico invecchiamento della popolazione. Un dato che indica in maniera incontrovertibile come la famiglia venga ormai considerata dagli individui e dalla politica un peso invece che una risorsa. Occorre invertire questo paradigma, implementando politiche che valorizzino il valore materiale, sociale e spirituale che la famiglia in quanto tale può offrire. Per dare concretezza a questa prospettiva occorre mettere da parte ogni forma di personalismo, rinunciare ad una concezione proprietaria ed egocentrica della politica, perseguire insieme e responsabilmente il bene comune, rispettando l’autonomia di ogni soggetto chiamato a dare un contributo. Il Pd è oggi l’unico grande partito politico nazionale non personalistico. L’unico che risponde al suo interno solo alle regole della democrazia. Per questo si pone oggi come regista ideale di un tavolo concertativo per il domani dell’Italia.