FUORI CON KIRA LA MIA CAGNETTA
Poco fa ho visto il Papa pregare davanti al crocefisso, sembrava in trance. Erano solo lui e Gesù in un colloquio d’una potenza mai vista. Papa Francesco e il numero di morti di oggi m’hanno portato nell’ex convento di Monteluce di fianco all’ingresso del Pronto Soccorso dove dietro un porticina chiusa con il cartongesso c’era lo stanzino degli autisti dell’ospedale Ogni tanto, più raramente di quanto si possa immaginare, ricevevano una telefonata “c’è da fare una carolina” Carolina nel dialetto perugino era il nome del carro funebre comunale per i poveri (da carro, carriola, carolina mi ha detto l’amico Sandro Allegrini). Termine andato in disuso nel dialetto rimasto vivo nel gergo ospedaliero, almeno in quello di Monteluce gli autisti capivano, arrivavano con una vecchia ambulanza nocciola e il morto veniva portato per via del Giochetto alla Camera mortuaria di fatto avveniva una riconsegna ai familiari e, in qualche maniera, l’inizio dell’accompagno c’era una piccola camera mortuaria, gli amici e parenti arrivavano, da lì nei giorni successivi l’accompagno continuava verso la cerimonia funebre e il vicino Camposanto anche a noi saranno riconsegnati cadaveri, migliaia di donne e uomini morti per il Covid 19 Arriverà un momento nel quale diventeremo consapevoli di quello che è successo, a quel punto ci accorgeremo d’avere uno squarcio nell’anima. Sanguinerà a lungo. Per molto molto, molto tempo. Per sempre. Dovremo elaborare un lutto collettivo, un trauma dell’umanità Chi ci governa e chi governa nel Mondo dovrà essere così saggio da cercare un giorno che sia unico per tutte e tutti. Un giorno nel quale gli esseri umani insieme penseranno ai propri morti Spero che anche noi tutti saremo così saggi da ricordare d’esserci improvvisamente trovati in un mondo senza confini, dove viveva un solo popolo della Terra intento a cercare non la sicurezza, ma la salvezza dell’umanità e l’umanesimo perduto.
