LA BATTAGLIA VERA E’ SULLE POLITICHE PER IL SUD

LA BATTAGLIA VERA E’ SULLE POLITICHE PER IL SUD

Dopo il deserto berlusconiano e la parentesi dei tecnici, il Mezzogiorno è destinato a diventare, anche simbolicamente, il “fronte” in cui si scontrano impostazioni politiche e culturali molto diverse. Da una parte c’è chi considera il rilancio delle zone deboli la condizione essenziale di una seria politica di sviluppo italiana, dall’altra, chi ha declassato in questi anni la questione meridionale a un insieme di piccoli e disarticolati problemi locali. Il Pd parte da un presupposto fondamentale: il Sud va considerato una frontiera capace di rigenerare l’economia, le istituzioni e la società italiana. Impegno che il partito oppone come alternativa non solo alle feroci derive anticoesive dell’asse Berlusconi-Lega, ma anche al sostanziale vuoto meridionalista della cosiddetta Agenda Monti. Nella compagine berlusconiana, c’è la assoluta continuità con chi ha smantellato le politiche di coesione varate dal governo Prodi-Bersani. Stesse persone, stessi programmi, avanzati nella folle convinzione che affossando i più deboli i più forti si possano salvare. È l’impostazione che ha portato il governo Berlusconi a prosciugare oltre 35 miliardi del Fas nazionale, a smantellare ogni forma di credito d’imposta e di fiscalità di sviluppo, ad azzerare la dotazione destinata al cofinanziamento di progetti Ue. La stessa tara antiunitaria che caratterizza, oggi, assurde proposte come quella di trattenere al nord il 75 per cento delle entrate tributarie. Alla lucida follia dell’asse Berlusconi-Lega, il manifesto di Monti risponde con qualcosa di molto simile al vuoto. Nelle pagine che compongono la proposta del nuovo soggetto centrista, non c’è che un accenno al Mezzogiorno. Poche righe che ripropongono un modello secondo il quale al Sud non andrebbe orientata alcuna misura specifica. Se il meridione partisse dalle stesse condizioni di partenza del centronord questa impostazione sarebbe corretta. Tuttavia sappiamo che nella competizione nazionale e internazionale, il Sud è associabile a un corridore zavorrato a cui si chiede il miracolo di correre come tutti gli altri. Questo gap infrastrutturale, occupazionale, legalitario, va colmato con specifiche e convinte politiche nazionali, perché non frena solo la crescita del meridione, ma quella di tutto il paese. È a partire da questo assunto che si sviluppa la piattaforma Pd sul Mezzogiorno. Che non si limita a indicare una ricetta per il Sud, ma punta piuttosto a rifondare una strategia di sviluppo complessiva che parta dal riscatto delle zone depresse del meridione. In questo quadro vengono indicate tre grandi aree di intervento nazionali: fiscalità di sviluppo, infrastrutture e integrazione dei servizi sociali. Dobbiamo riprendere le redini di una politica nazionale di coesione e coinvolgere le parti sociali in uno stabile confronto concertativo teso soprattutto al sostegno del lavoro produttivo e dell’integrazione dei servizi sociali. Va poi dato un impulso decisivo alle politiche di stimolo agli investimenti pubblici e privati. La proposta del Pd è chiara: impegnare almeno 2 miliardi di fondi Europei degli 8 in scadenza nel 2015 su strumenti quali il credito d’imposta per gli investimenti privati e per quello relativo all’occupazione al Sud. La lotta alla spesa improduttiva, pericoloso viatico del sistema di controllo clientelare, è al centro di questo progetto, che garantirebbe una crescita sensibile dell’occupazione nelle aree a più alta sofferenza sociale, contribuendo a creare in tutto il paese posti di lavoro, valore aggiunto e ricchezza diffusa.