LE DONNE SONO MIGLIORI, NON SOLO L’OTTO MARZO

LE DONNE SONO MIGLIORI, NON SOLO L’OTTO MARZO

Forse le donne dovrebbero smetterla di essere le più brave. È sempre così: ogni volta che una ricerca si occupa dei primi della classe, quelli da 110 e lode e bacio accademico, ad essere baciate sono loro, le femmine… Dovrebbero smetterla le donne perché poi, buttate nella società, vengono punite: i posti che contano non sono mai i loro, e gli stipendi sono sempre quelli più bassi. E anche quest’anno, infatti, il consorzio interuniversitario AlmaLaurea registra – in occasione dell’8 marzo – quando sono brave le ragazze che studiano. Si diplomano con voti altissimi (il 35% è tra il 9 e il 10; tra i maschi solo il 25% è a quel livello), anche se studiano meno ore dei loro compagni (15 ore a settimana, contro 16/17 dei ragazzi), sono anche impegnate in iniziative sociali (il 18,3% delle ragazze, contro il 13% dei maschi) e amano le iniziative culturali (il 55,4% contro il 44,5%). Si iscrivono all’università per seguire i propri interessi e sogni (74,6% delle ragazze contro il 59,7% dei maschi), anche se provengono da famiglie culturalmente più svantaggiate dei loro compagni di scuola (solo il 27% delle donne ha un genitore laureato contro il 33% degli uomini). E finalmente, la laurea: gli ultimi dati sono del 2017, le laureate sono soprattutto donne (quasi il 60 per cento), i loro voti più alti di quelli dei colleghi (la media è di 103,5 su 110, contro 101,6 per gli uomini). Ma quanto sono brave le donne! E qui finisce la favola bella… Almalaurea, infatti, “segue” i laureati anche negli anni seguenti, e la storia cambia. Nei cinque anni dopo la laurea il tasso di occupazione femminile è dell’84,6% per le donne e del 91% per gli uomini. Gli uomini guadagnano in media 1.675 euro, le donne 1.416. Centocinquantacinque euro di differenza. E non solo: il titolo di laurea serve soprattutto agli uomini (al 55,3%) per trovare lavoro, solo al 52,2% delle donne. Per tutti gli altri è una carta da mettere nel cassetto. Ingegnere, dottoresse, docenti, architette o biologhe: l’indagine annota, professione per professione, la stessa “forbice”, le donne sono meno occupate e hanno stipendi più bassi. E se hanno figli trovano ancora meno lavoro e hanno stipendi ancora più bassi. Senza eccezioni tra le diverse attività. Ce lo hanno sempre detto: le donne, se vogliono riuscire nella vita, devono essere le più brave. Non illudetevi, non basta più. Non fino a che le donne non avranno anche – in piena parità – i ruoli guida, nelle aziende, nella società, nella politica. O fino a che non se li prenderanno. (Intanto studiate, studiate, studiate, avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza)