MEZZOGIORNO INDIETRO TUTTA

MEZZOGIORNO INDIETRO TUTTA

ieci anni di faticosa e lenta crescita buttati al macero. Occupazione e redditi ripiombati ai livelli del 2001. Emigrazione e lavoro sommerso alle stelle. Il report di Confindustria sulle condizioni del Mezzogiorno a poco più di un anno dall’esplodere della recessione lascia poco all’immaginazione. La crisi, spiegano i tecnici di viale dell’Astronomia, sta facendo sentire i suoi effetti soprattutto sul Sud, dove in pratica tutte le criticità nazionali si radicalizzano. Da una riduzione del Pil piu’ elevata rispetto alla media nazionale (-5,5 per cento contro il -4,9 nazionale), a una piu’ ampia caduta dell’occupazione (194mila occupati in meno). Da un divario di produttività pari al 16 per cento rispetto al Centro Nord, al forte calo delle esportazioni, tornate al livello di inizio millennio. La diagnosi del centro studi confindustriale è impietosa: “E’ come se dieci anni di lenti e faticosi tentativi fossero stati rapidamente cancellati”.Il quadro è così nero da sfiorare il grottesco. Il Sud infatti riesce a contenere i danni in termini di Pil pro capite solo grazie al calo demografico determnato dallo stallo delle nascite e dalla massiccia ripresa dell’emigrazione, che – come ricordato dalla Svimez – coinvolge 20 mila lauerati ogni anno. Dulcis in fundo, la povertà, che affligge in Sicilia il 28,8 per cento delle famiglie contro il 5,4 per cento del centro nord. Il Sud paga così due anni di politiche nazionali al traino leghista. Un biennio in cui l’asse Bossi-Tremonti ha prosciugato le risorse e smantellato gli strumenti ideati per sostenere il lavoro e e gli investimenti produttivi nelle aree più deboli del Paese.