LA SENSIBILITÀ POPOLARE CHE CAMBIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

LA SENSIBILITÀ POPOLARE CHE CAMBIA AI TEMPI DEL CORONAVIRUS

Anche ieri, Domenica delle Palme, mi arrivano molte segnalazioni di chiese che sono rimaste totalmente chiuse.Credo che comunque la si pensi, questa emergenza sanitaria così grave abbia evidenziato come sia cambiata la sensibilità popolare e la gerarchia degli interessi da tutelare.In un momento nel quale, nonostante la così grave emergenza, vengono garantiti tutti i servizi “essenziali”, restano aperti per disposizione di legge, per dire, i tabaccai, i ferramenta o i negozi di elettricità; viene ritenuto “essenziale” garantire ai fumatori che l’esercizio resti aperto (nonostante la presenza di distributori automatici); ma non viene ritenuto “essenziale” mantenere aperta una chiesa (pur con il divieto di celebrarvi riti di alcun tipo).Viene ritenuta “essenziale” l’apertura di negozi alimentari o di articoli casalinghi e di filiali di banche, dove si può entrare, raccomandandosi di stare a distanza e di entrare due o cinque alla volta. Ma non viene ritenuta “essenziale” l’apertura di una chiesa, dove si potrebbe e dovrebbe entrare con le stesse precauzioni.Viene ritenuta “proibita” la distribuzione delle palme, presumo per la paura di un contatto plurimo delle persone o dell’ingresso in case di articoli che vengono dall’esterno; ma non viene ritenuta “proibita” la stessa promiscuità che avviene in un qualsiasi supermercato o negozio dei tipi suddetti (anche il giornale che compriamo dal giornalaio è potenzialmente veicolo di contagio). E dunque, non si poteva provvedere a dotare di guanti di plastica, come quelli del supermercato, chi oggi voleva raccogliere un ramoscello benedetto?Non è però questo che mi colpisce. Quanto la completa abdicazione delle autorità della chiesa cattolica – la CEI, per essere chiari – a questa evidenza, accettando implicitamente e esplicitamente, che la cura dell’anima, la preghiera davanti al Sacramento, il raccoglimento spirituale nel luogo del Signore non siano o non siano più servizi “essenziali”.Tutto questo nel momento in cui anche il capo della Chiesa Cattolica, Papa Francesco, all’inizio della pandemia, ha raccomandato ai sacerdoti di rimanere vicini ai fedeli, di inventare e sperimentare ogni tipo di iniziativa, che pur nell’impossibilità di celebrare riti, si apra ai fedeli. Raccomandando con parole forti, di evitare i “preti-Don Abbondio”.E però il principio di realtà ha prevalso, e molte, molte chiese, anche nel giorno della Domenica delle Palme, sono rimaste sbarrate e senza palme.Inutile dire che il cambio di gerarchie e di “essenzialità” è evidente rapportandolo al passato, come ai tempi di San Carlo Borromeo, che ai tempi della peste del 1576, celebrava messe pubbliche ovunque, nelle piazze, nei crocicchi, nei sagrati.Oggi tutto questo sarebbe impensabile, e sono per primi molti sacerdoti, più realisti del re, a pensarlo.E ancora di più mi dispiace constatare che in questa ritirata così silenziosa e totale, si lasci campo aperto al clamore grossolano e propagandistico dei sovranisti, quasi che fossero diventati loro (paradosso dei paradossi) i garanti del culto o della religiosità, una religiosità che diventa barzelletta, esibizionismo televisivo, strumento di propaganda: il contrario della vera fede.