CITTÀ CHE SPROFONDANO. LA COLPA È SOLO DEL CLIMA?
Giorni in cui il cattivo tempo sta mettendo in ginocchio varie regioni del nostro paese.Vere e proprie bombe d’acqua che si abbattono al suolo, scaricando quantità di pioggia che devastano ciò che incontrano.Raffiche di vento e mareggiate che se da una parte offrono immagini particolari, ricche di fascino, dall’altra si scagliano sul lungomare invadendo strade trascinando con loro parti di strutture e auto e lasciando dopo il loro passaggio macerie e desolazione.Molte le attività danneggiate, tanti i cittadini onesti contribuenti che dopo una vita di rinuncie e sacrifici si ritrovano in ginocchio.Questo accade al nord così come al sud, questo accade indipendentemente da chi a livello politico ha il compito di gestire quelle città.Pochi minuti e lo scenario cambia, pochi minuti e l’acqua ed il fango hanno la meglio, pochi minuti che ospitano tutta la superficialità che continua a regnare sovrana, là dove invece l’attenzione e la prevenzione dovrebbero essere presenti. Abbiamo visto Matera, capitale europea della cultura 2019, colpita da un’alluvione (con venti fino a 150 km/h) che hanno fatto diventare le strade dei fiumi in piena. L’acqua è defluita nella zona dei Sassi, causando danni agli edifici storici e commerciali, alle strade che sono state completamente divelte. A Porto Cesareo, una delle località di maggiore pregio del Salento, le onde del mare hanno raggiunto anche i cinque metri di altezza. In alcune zone costiere non esiste più la spiaggia, e lo scirocco che ha soffiato prepotentemente ha spostato per centinaia di metri le barche che erano ormeggiate.A Venezia l’acqua ha raggiunto livelli preoccupanti, allagando la città con oltre 169 cm , la cripta della basilica di San Marco, le varie attività. Acqua salata che anche dopo essersi asciugata, continuerà la sua opera di devastazione causata dal sale che corrode.Cittadini accumunati da un momento di crisi e di scoraggiamento totale.La natura non ci sta, torna a prendersi ciò che le appartiene, e lascia attoniti perché lo fa con forza, con decisione, anche se prima di agire in modo definitivo invia segnali, avvertimenti che paiono riguardarci solo per pochi giorni e poi essere dimenticati, come se non fossero mai accaduti. Agisce come faremmo noi, se venissimo ingiustamente privati di qualcosa che ci appartiene, cercando di riprenderselo, e non le importa se si tratta di terreno, di spiagge o altro, lei lo rivuole, perché le appartiene.Speculazioni edilizie selvagge, incuria nei letti dei fiumi, i tombini poco e male manutenuti, il mare scambiato per un’enorme discarica a cielo aperto, dove si getta di tutto, pensando erroneamente che la malefatta non emergerà mai, ma le cose non stanno così.Ondate di sdegno all’indirizzo del Mose di Venezia, di cui tante volte si è parlato.Una città di cui in molti hanno previsto nello sprofondamento la sua fine, una città in cui il progetto Mose, è il caso di dirlo, ha fatto e fa acqua da tutte le parti, quasi per ironia della sorte.Triste constare come dal 1966 poco o nulla sia cambiato.Triste vedere come dopo i 7 miliardi di soldi pubblici, 35 arresti, 100 indagati per il Mose a Venezia oggi resti solo una città devastata da un’alluvione da record. Triste vedere che Zaia, quello che vuole l’autonomia in Italia e in Europa ora chieda aiuto all’Italia e all’Europa per i danni causati dai cambiamenti climatici che per lui non esistono. Triste vedere tanti danni che ora devono essere risanati, intanto che i soldi per le mazzette del Mose venivano intascati, per coerenza, sarebbe un gesto nobile oltre che giusto e dovuto, se chi si è appropriato di denaro pubblico, ora lo rendesse. Triste assistere alle tanteconferenze stampa, alle passerelle politiche, ai salotti televisivi, in cui tutti diventano professori, esperti in materia che attraverso grandi paroloni e soluzioni fanno sfoggio del loro sapere, sapere che scompare quando invece ci sarebbe da darsi da fare. A pochi interessa parlare di clima che muta, a meno ancora cambiare stile di vita. Triste vedere come non si faccia prevenzione, pur considerando questo pianeta come malato. Troppi coloro che lucrano, che investono, riducendo al mero interesse le sorti di un paese, culla del mondo per arte, cultura, storia mettendo al centro gli interessi personali e dimenticando il bene delle loro città.Disinteresse di anni, di governi passati e di quelli che li hanno seguiti.Giudicanti e sprezzanti quando è la giovane Greta a porre l’accento a livello mondiale su ciò che queste disattenzioni portano a realizzare. La risposta sono gli insulti, il denigrarne l’aspetto fisico, l’odio e il disprezzo per una sedicenne che parla di questioni più grandi di lei, che però, guarda caso, a coloro che si ritengono grandi, sfuggono.Sembra quasi che si parteggi per la fine della natura, sembra che chi ha mezzi economici non si preoccupi più di tanto per il futuro dei suoi figli.Forse perché pensano che in situazioni pericolose gli stessi non si vengano mai a trovare. Perché pensano di poterli trasferire in luoghi sicuri, nel caso si verificasse l’impossibile che se si procede in questo modo, così impossibile non è.Ma i luoghi sicuri non esisteranno più, è già da anni che le lattine delle bibite consumate e non correttamente abbandonate, invadono le spiagge della Maldive o delle altre isole tropicali, quelle da sempre indicate come isole da sogno.Il clima che impazzisce è una conseguenza del nostro menefreghismo, della nostra avidità, della nostra superficialità.Pensiamo di trattare la terra ed il mare come sfogatoi delle nostre mode, del nostro consumismo e non ci rendiamo conto di ciò che stiamo rovinando.Costruiamo case lungo i greti dei fiumi, rubiamo spiagge per edificare il ristorantino lungo il mare per ricavarne lauti compensi dopo le romantiche cene vista mare.Togliamo radici che compattano il terreno per edificare costruzioni con abitazioni che paiono sgabuzzini rivendute come appartamenti di alta categoria. Non camminiamo neanche per andare a comprare il pane, dobbiamo muoverci in auto, dobbiamo sfoggiare il suv, ed intanto inquiniamo.Non sopportiamo un grado in meno in casa, salvo poi uscire coperti con poco.Ci circondiamo di plastica perché non amiamo lavare un piatto in più, salvo poi dimenticare quanti anni occorrono prima che la stessa venga smaltita.Gettiamo rifiuti ovunque, riempiendo fondali, o zone nascoste della città, tanto è uguale, tanto è lo stesso, tanto si muore comunque..Dovrebbe riguardare tutti ciò che facciamo, perché in questo mondo non viviamo da soli, invece ci ricordiamo di inveire contro chi deleghiamo a rappresentarci, seguendo l’onda emozionale del momento, dimenticando le malefatte, e se si può prendendone esempio.Un enorme buca nell’acqua questa esistenza che viene sporcata da chi cerca di sopravvire ed ha dimenticato cosa voglia dire vivere.Riteniamoci fortunati di essere riusciti a vivere il mare con tutta la sua bellezza incontaminata e non come un’enorme zattera galleggiante.Riteniamoci fortunati per aver vissuto spazi aperti, giardini in cui poter correre, paesaggi dove ad emergere erano gli alberi, il verde, non i super attici…
