FARE POLITICA, COI NOSTRI GESTI, DA DOMATTINA

FARE POLITICA, COI NOSTRI GESTI, DA DOMATTINA

Gli Stati Uniti, che in confronto a noi sudeuropei “bizantini” sono un Paese semplice, a volteaiutano anche a capire meglio le cose, proprio per la loro minore complessità. Per esempio adesso, conla storia delle mascherine. Dall’Atlantico al Pacifico si è diffuso infatti un vasto movimentocontro l’uso delle mascherine, viste come un’impropria imposizione dello Stato e addirittura “l’anticamera del comunismo”. Questo è scritto sui cartelli che, accanto alle bandiere a stelle strisce, vengono inalberati nei rally “Take off your masks”, dalKentukyall’Oregon, dalTexasall’Ohio. Una sorta di Anti-Mask League,coccolata dal presidente Trumpche ha definito questi manifestanti «brave persone arrabbiate». E in tutta la federazione i politici vicini a Trumppresenziano ad appuntamenti pubblici ostentatamente senza mascherine,compresoil vicepresidente Pence addirittura in visita in un ospedale. Sappiamo a cosa servono le mascherine, quelle “di base” che abbiamo tutti, chirurgiche o di stoffa:non a difendere se stessi, ma gli altri. Sono altruiste, come ha spiegato qualche settimana fa il dottor Alessandro Gasbarrini neltutorialche fece il giro dei social. Servono perché molti di noi sono portatori sani asintomatici e possono contagiare gli altri senza saperlo e così si è diffuso per mesi il virus. Quindi ci sottoponiamo tutti a questa rottura di scatole perché se appunto lo facciamo tutti, nessuno o quasi viene più contagiato. Altruismo, come diceva Gasbarrini. Interesse per gli altri. Nel caso specifico, con qualcosa in più: ècura dei più deboli– anziani, malati etc – che sappiamo essere le vittime principali di questo virus. Protestare contro le mascherine è quindi protestare contro l’altruismo. Èbrandire l’egoismo individualista. È fregarsene dei più deboli, anzi fargli del male sapendo di farglielo. E appunto, questospiega in modo semplice il concetto di destra, almeno in America, dove è tutto più semplice.Destra è fregarsene degli altri e soprattutto dei più fragili. Il che, per contrasto, può aiutare a stilarciun codice di comportamento etico-politicoanche qui in Italia, da domani. Ora che abbiamo capito meglio comesiamo tutti intrecciati, come ogni gesto individuale ha un impatto sugli altri, quindi sociale. Un codice che riguarda le mascherine, certo, ma anche tutto il resto. In cui dobbiamo ricordarci di “non fare cose di destra”, intendendo la lezione americana: cioèindividualiste, egoiste, dannose per i più deboli. Il che vale per i comportamenti in genere, compresa la mobilità. L’altro giorno, ad esempio,qui suggerivodi comprarci, se possibile, biciclette, e-bike, monopattini, overboard, ma pure motorini, moto, Twizy, quel che vi pare purché poco ingombrante in strada. Perché così evitiamo non solo assembramenti sui mezzi pubblici o fuori dalle fermate del metròma anche le città-camere a gasche rischiamo di avere presto se prendiamo tutti l’automobile. Oggi, giocosamente, Marco Bracconi sulle pagine milanesi di Repubblica scrive che «il monopattino è di sinistra», e racconta che ne ha comprato uno perché «urge una rivoluzione leninista nei trasporti». Ci giochiamo, appunto, anzi ci prendiamo in giro da soli, noi di sinistra, con queste definizioni che portano inevitabilmente la mente alla famosa canzone di Gaber su destra e sinistra.Eppure è vero: una scelta che non produce né assembramenti né ingorghi oggi va nella direzione esattamente contraria alla No Mask League americana. Protegge gli altri, specie i più deboli. Così come nella direzione contraria alla destra trumpiana va la scelta diproseguire con il telelavoro, potendo. Personalmente lo farò tre giorni su cinque, dopo averlo fatto cinque su cinque per due mesi, senza che i Dpcm me lo imponessero (i giornalisti avevano il diritto di raggiungere le loro redazioni – e non solo). Confesso di avere rotto parecchio i coglioni anche ai colleghi, l’8 marzo, molestando con telefonate e messaggi perché si andasse il meno possibile in Largo Fochetti. È il mio modo di far politica, diciamo “di vicinato” anziché di partito. E anche Internet è vicinato, per questo ho scritto questo post. Che tuttavia non è, o almeno non vuole essere, un ricatto morale per nessuno.Già stare dentro le regole, seppur un po’ confuse, va benissimo, per carità. È solo per ricordarci che da domani (da sempre in verità, ma ancor più da domani)ogni nostro gesto è un gesto politico, è una scelta politica. E più questi gesti sono lontani da quelli della Anti-Mask League, meno sono di estrema destra.