GIOVANNA BOTTERI, QUANDO SI RIESCE AD ESSERE ELEGANTI ANCHE IN UNA RISPOSTA
Stamani, anziché chiedere scusa, Michelle Hunziker insiste, continua. “Cioè dicono che noi abbiamo offeso pesantemente una giornalista che si chiama Giovanna Botteri” (“che si chiama”, pare neanche la conosca). “Ma questo non è attaccare una persona, è rimanere nei toni di ‘Striscia’ come sempre e soprattutto non è body shaming. Va bene?”. Allora noi le rispondiamo dicendole che Giovanna Botteri la conosciamo bene: è una giornalista che da decenni lavora in prima linea sui teatri più difficili (Jugoslavia, Iran, Sud Africa, Albania, Iraq, per poi ritrovarsi a 61 anni in Cina durante la pandemia). E che sul suo vestirsi risponde così. Con poche righe, che però vale davvero la pena leggere. “Ho 40 maglie tutte uguali, blu o nere, con lo scollo a V. Lavoro come una dannata tutto il giorno, corro, non ho tempo di pensare all’abito. Tranquilli perché le cambio ogni giorno e le lavo. I capelli? Si capisce che non sono freschi di messa in piega, ma mi pare di essere una donna normale. Faccio giornalismo, non spettacolo. Sono quasi un’asociale, per niente mondana e queste “attenzioni” mi imbarazzano. Quando mi dicono che passo su “Striscia” non ci dormo la notte. Sono io che devo raccontare, non diventare l’oggetto del racconto”. C’è tutto: c’è il lavoro, il senso del dovere. L’ordine di importanza (reale) delle cose. C’è la risposta, elegantissima, a quella televisione che, da decenni, ci ammorba. E quel tutto basta. E avanza. Davvero tanto.
