BURNOUT : LA SINDROME DEL LAVORATORE BRUCIATO
Siamo ancora troppo distanti oggi dal comprendere quanto lo stress sia legato a doppio filo al concetto di lavoro e lavoratore visto come ‘individuo’ con le sue fragilità psicofisiologiche.Il contesto sociale influenza da troppi anni negativamente il benessere collettivo, pressando e schiacciando la vita di tutti con richieste eccessive di efficienza e produttività, determinando la crescita dello sfruttamento e degli abusi di potere.Trovano humus in questo terreno le crescenti pressioni psicologiche che mettono a repentaglio la salute biopsicosociale degli individui nel mondo del lavoro.Come reagisce il nostro corpo/mente?Selye chiamò Sindrome Generale di Adattamento le tre fasi che conducono alla condizione mentale di stress negativo.Inizialmente il lavoratore che vive una esperienza di tensione quotidiana o di shock attiva una risposta di reazione da parte dell’organismo atta ad adattarsi alla situazione. Questo primo sforzo richiede l’ingaggio di notevoli risorse mentali e fisiche. Dopo una stasi, se questo processo supera i livelli di controllo la persona raggiunge una terza fase di ‘esaurimento’ nella quale consuma tutte le sue forze con esiti negativi per la salute fisica (rischio di infarti, danni al sistema immunitario e digerente) e la salute mentale sino al raggiungimento della cosiddetta sindrome da Burnout.Il Burnout, detto anche sindrome dell’operatore bruciato, è un vissuto interiore derivante dalla sensazione di dare tanto senza però ricevere il riconoscimento dovuto e/o non vedere risultati malgrado ogni sforzo effettuato; in questo stato in cui tutto sembra vano e inutile vengono meno i rifornimenti mentali necessari per andare avanti nel proprio lavoro.Le vittime maggiori di Burnout sono oggi i medici, gli infermieri, i professori e tutti coloro che lavorano nel sociale.Soprattutto ora in piena emergenza da coronavirus tutti gli Operatori negli Ospedali stanno vivendo momenti di esaurimento fisico e psichico con la sensazione di essere abbandonati dall’apparato statale, non abbastanza sostenuti nello sforzo pratico e mentale che gli si richiede. Si aggiungono a questo stato il timore di contrarre la malattia e il senso di impotenza e di sconfitta di fronte alla morte di tanti pazienti. Si andrà inevitabilmente incontro ad una vera e propria Sindrome da Burnout da Covid-19; sarà quindi fondamentale organizzare interventi finalizzati a supportare queste categorie di lavoratori più a rischio. Non dimentichiamoli quando l’emergenza sarà finita. Il Primo Maggio che lo si dedichi a loro.
