NON L’HO FOTOGRAFATO, “IL FRANCO”

NON L’HO FOTOGRAFATO, “IL FRANCO”

Via San Calocero, dietro corso Genova. Il tricolore sventola alle finestre, la gente canta «Bella ciao» come può e come riesce ma a un tratto una voce strepitosa intona la stessa canzone, da una persiana socchiusa. Si leva quella, e le altre tacciono. Alla fine applauso per Giordana Zuffardi, ugola d’oro e docente di arte alla media Cavalieri. Ieri mattina si era registrata mentre provava il canto partigiano e aveva mandato l’audio agli amici come augurio per la festa della Liberazione. Ma l’audio è rimbalzato nelle catene Whatsapp. Risultato: quella voce si è propagata dalle finestre da una parte all’altra di Milano. «Il 25 Aprile è talmente strano, senza corteo: cercavo un modo potente per partecipare. Per dire che la memoria e l’opposizione al nazifascismo sono sempre qui, in ogni angolo della città», spiega la docente. Al flash mob hanno partecipato in migliaia, anche con strumenti ad accompagnare, come nella piccola via Corno di Cavento, a San Siro, tripudio e canti e musiche che spezzano il silenzio della triste quarantena.Chi ha potuto si è preso cura anche della memoria «sotto casa»: rispettando il limite dei 200 metri ha portato fiori al partigiano più vicino, in una sorta di pellegrinaggio di quartiere. Centinaia di foto e di video sono stati pubblicati sui social, rispondendo all’invito dell’Anpi. «Ma è la prima festa della liberazione senza la piazza», brontolava sotto la mascherina Franco Rocchetto, 87 anni. Camminava, ieri, in via Imbonati. Aveva in mano un tulipano. L’ha posato serio sulla lapide di Ugo Zagaria, in piazzale Maciachini: «Era partigiano della brigata Garibaldi, non aveva neanche diciassette anni».non ha voluto farsi fare la foto e io, come Garibaldi, ho risposto “obbedisco”.