TURCHIA, LA PIU’ GRANDE GALERA AL MONDO PER GIORNALISTI

156 giornalisti in carcere, e non avevano fatto la cresta sulle trasferte come il nostro ex senatore Augusto Minzolini. Gente perbene, insomma, colpevole di non amare abbastanza il super presidente Erdogan, una parte di aver simpatizzato alla congiura delle forze armate e di una parte di Turchia laica che nel luglio scorso voleva liberare il Paese dal despota, una parte per esservisi opposta politicamente scrivendogli contro, e una ventina di loro, accusati di «insulti al presidente», che è bestemmia! Già per queste poche righe sopra, se fossimo in Turchia, sarebbe galera anche per Remocontro. Perché in Turchia la libertà di stampa è di fatto revocata, in galera anche lei, e la magistratura indipendente ci ha preceduti nelle stesse prigioni. E se non è galera, è paura della galera. «Censura e autocensura sono imperanti nel mondo dei media turchi», confessa Can Dündar, ex direttore del quotidiano turco, dal suo esilio tedesco. Can Dündar, aveva almeno documentato l’esistenza di un convoglio dei servizi segreti turchi che tentava di trasportare armi in Siria ed è riuscito a procurare qualche vero fastidio al despota. L’episodio aveva chiarito al mondo il doppiogiochismo dell’islamista Erdogan con lo Stato Islamico in funzione anti-Assad nelle prime fasi della guerra siriana. Pensate che questi fatti, citati nella scheda di Wikipedia sulla Turchia, ha motivato la censura all’enciclopedia online cancellata dalla possibile lettura la scorsa settimana.