UN RICORDO DI GIULIETTO CHIESA. GRANDE GIORNALISTA CHE NON INCONTRERÒ PIÙ
C’è una foto, bassopagina, su un giornale cinese del 1976 o del ’77, in cui insieme alla delegazione cinese di giornalisti in visita a Firenze ci sono anch’io insieme a Giulietto Chiesa. Non so neanche chi poi me la mostrò. Ricordo che facevano un mucchio di foto. Ecco, Giulietto l’ho conosciuto allora. Era un dirigente del Pci ligure, ma giurerei – i miei ricordi – che venisse (anche?) dalla redazione genovese dell’Unità: incaricato di portare in visita quella prima delegazione di giornalisti (e a ricasco incaricata poi io, della redazione di Firenze, di accompagnarli). Per l’Unità è stato un grande corrispondente da Mosca. Ma per quel che mi riguarda, più degli anni condivisi al giornale, sono contenta, e gli sono grata, che m’abbia coinvolta – tanto, tanto tempo dopo, ormai nel 2006 – in tutt’altre avventure editoriali: AideM, Megachip, Cometa, corpose pubblicazioni di analisi e critica dell’informazione, accompagnate da interminabili riunioni di redazione. E poi ancora i primi esperimenti per la nascita di Pandora tv… Caro Giulietto, so che hai lasciato tracce diversissime e controverse di memoria, molte professionali, molte altre per le tue posizioni politiche in Italia e lontano dall’Italia (arrestato in Estonia come indesiderato, candidato alle europee per un partito minoritario della Lettonia), come per certe tue posizioni sulle teorie complottiste… No, non si poteva davvero seguirti “a scatola chiusa”. Ma per me sei stato un giornalista, un grande giornalista. Un “alieno”, certo. Capace di coinvolgere e dar vita a iniziative trascinanti. Mi addolora sapere che non ti incontrerò più.
