DECINE, CENTINAIA, DI ESISTENZE CHE CHIEDONO DI ESSERE RICORDATE
Sono tempi di vergogna, di indifferenze, di facili distrazioni.E poco sembrano importare quelle decine, quelle centinaia di morti, quelle esistenze raccolte a fatica, sulle sponde opposte del nostro caro mare Mediterraneo.Quei corpi, ormai gonfi, adagiati sulle spiagge della LibiaPochi devono vederli, pochi devono scandalizzarsi, ancora meno devono provare ribrezzo per quelle genti sfuggite a qualche mercenario. A quei figuri male addestrati che non vedono l’ora di finire il turno pur di non stare a bordo di qualche Guardia Costa che un tempo erano il nostro orgoglioDecine centinaia di corpi che il mare ha voluto riportare agli occhi degli uomini mentre altre decine sono state catturare dagli abissi più profondi. Numeri devastanti già per questo inizio dell’anno, numeri che schiacciano la nostra comunità di fronte a precise responsabilità anche se il contatore della storia si fermasse solo ad una vita da raccontare Persone, tutte accomunate da una ultima volontà, la richiesta non detta, non scritta, di veder ricordato almeno il sogno, la speranza di una esistenza miglioreE le notizie, le storie arrivano malgrado le censure, le minacce.Mute storie di sogni, che filtrano dalle maglie di aguzzini armati di quelle paure che sono alimentate dai procacciatori di consensiMa anche dei corpi senza vita raccontano.Storie di bambini, storie di donne e uomini che non avrebbero voluto rubare niente, che non avrebbero voluto sostituire nessuno, che non avrebbero voluto ne colonizzare, ne convertireStorie di persone che oggi sembrano dire: “Guardate cosa siamo diventati per rincorrere un sogno spezzato?”
