DIBATTITO: I (BRUTTI) VOTI FANNO MALE? QUANDO IN PRIMA MEDIA ARRIVA IL ‘5 POLITICO’
I (brutti) voti a scuola fanno bene o male?La querelle è vecchia come il cucco e ognuno ha sua opinione in merito.Tante le scuole di pensieroche periodicamente ne decretano la validità formativa a fronte di altre che li ritengono inutili, sanzionatori, in una parola dannosi. Da qui le tanti metamorfosi subite nel corso del tempo: da numeri in lettere e poi in giudizi per ricicciare nuovamente in numeri.Numeri amati contestati odiati.Numeri che comunque la si pensi lasciano un segno. Sempre. In virtù di questo,nell’istituto comprensivo Visconti di Roma la preside, in concerto con la decisione approvata in sede di collegio docenti,ha deciso di bandire dalla pagella, nella valutazione del primo quadrimestre, per gli alunni di prima media,quelli inferiori al 5.Spaventano. Fanno perdere l’autostima e rischiano di far disamorare lo studente che potrebbe abbandonare definitivamente i banchi della scuola.Molto meglio incoraggiare, dare fiducia in attesa di una ripresa, senza infierire.Una pacca sulla spalla insomma e, in pagella, per i meno volenterosi e per chi non ce la fa, un ‘5 politico’. Una decisione che sta facendo discutere e che è destinata a fare‘scuola’ anche oltre i confini dell’istituto romano. “Ho visto troppi studenti lasciare per un quattro in pagella”, chiarisce la dirigente del Visconti “se poi si scende sotto il quattro i voti vengono visti come una condanna: nessuno ce la fa a risalire da un 2 o un 3”. Dalla buona scuola alla scuola buonista, dunque. E’ vero che si parla di scuola dell’obbligo dove gli alunni vengono accompagnati nel loro percorso di crescita e di apprendimento, differente per ognuno.Ma come spiegare quel 5 a chi non ha raggiunto la sufficienza ma ha profuso tutto l’impegno almeno per sfiorarla?Non rischia quel 5 garantito a prescindere di essere discriminatorio nei confronti di questi ultimi? Perché non sospendere il giudizio per quelle insufficienze pesanti in attesa di assestamento e di ripresa dello studente svogliato, poco interessato o che non ce la fa, anziché ‘premiarlo’? Le risposte possono essere tante e tutte differenti. “La scuola ha un problema solo: i ragazzi che perde. E se perde loro (gli ultimi), non è più scuola. E’ un ospedale che cura i sani e respinge i malati”,scriveva Don Milani. Ma siamo sicuri che garantendo il 5 a tutti, indistintamente, sia la ricetta giusta per ‘curare i malati’ nella scuola di oggi?Il dibattito è aperto. Ma forse del ‘6 politico’ di sessantottina memoria abbiamo poco imparato o niente. Da ‘ospedale’ la scuola si è trasformata in ‘azienda’. Il preside, un tempo ‘primus inter pares’ ne è il dirigente e tutto ruota intorno ai bisogni e alle aspettative dell’utenza. Voti compresi dibattito: i voti fanno male? Quando in prima media arriva il 5 politico
