CREMONA, LA CITTA’ DELLE TRE T PIU’ TRE
Raccontino della notte. Cremona è la città delle tre T: Turòon, Turàs, Tetàss. (Torrone, Torrazzo e Tettone, quelle extralarge delle bisnonne, altra epoca). E c’è la quarta T: Tugnàs, Tognazzi Ugo. Ma ci sono altre tre T urgenti, riguardano l’Italia intera: Test, Tracciamento, Trattamento. «Una pericolosa sensazione si è fatta strada tra noi e dentro di noi: che questo virus sia meno pericoloso e forse sia mezzo sconfitto», scrive Mario Calabresi su Facebook, commentando la Fase 2. E i ‘focolai’ (i dibattiti) che si sono accesi dopo la conferenza del premier Conte. Il quale si è tirato addosso gli italiani. Non è che l’emergenza sanitaria sia passata. Con il premier ce l’ha la Cei per il divieto di celebrare le messe. «Compromesso l’esercizio della libertà di culto», scrivono i vescovi italiani. E ce l’hanno le signore che a maggio si vedevano già sedute ai lavatesta e sotto i caschi dei coiffeur. Per le due T di Tinta e Taglio, si dovrà pazientare sino all’1 giugno. So di mariti che agli arresti casalinghi sono diventati bravissimi con pennello, forcine e Trattamenti coloranti. Stamane ho parlato con due signore che lavorano in boutique. C’è il problema della sanificazione di abiti e scarpe. È che il macchinario è costosissimo. Con il premier ce l’hanno parrucchieri, ristoratori, titolari di bar, gli ultimi ad aprire. Vogliamo sostenerli economicamente? Con il premier Conte i più furiosi erano i fidanzati. Erano: stando all’annuncio di domenica sera, dal 4 maggio, in ciascuna regione si poteva far visita ai congiunti. Ovvero, «ascendenti, discendenti, coniuge, fratelli, sorelle, affini nello stesso grado, zii, nipoti e affini solo se il coniuge non è morto e vi è prole ex articolo 307,4 comma». I fidanzati no. Mentre leggo il DPCM numero non mi ricordo più, scrivo al premier per conto delle mie amiche fidanzate. «Cortese Conte, lo chiedo a lei che è fidanzato: perché no?». Poi, qualcosa dev’essere successo, una rivolta dei morosi e delle morose d’Italia. Palazzo Chigi chiarisce e alla voce «congiunti» inserisce «conviventi, fidanzati e affetti stabili». A patto che in casa si stia mascherati e a più di un metro di distanza. Mi metto nei panni dei controllori: busseranno casa per casa? Si alzeranno in volo elicotteri, droni? Spunteranno gli spioni-voyeur sui pianerottoli? «Si richiede responsabilità individuale», precisa Paola De Micheli, ministra alle Infrastrutture, parola che rimanda a stabilità. In Italia, pretendiamo ponti stabili. A proposito, il nuovo Ponte Morandi è pronto, hanno tirato su l’ultima campata. È il simbolo della rinascita. Nel crollo del 14 agosto 2018, morirono 43 persone; 566 gli sfollati. Tra qualche ora, alle 9.30, a Genova la cerimonia. Ci sarà la ministra De Micheli «per testimoniare un’Italia che durante il lockdown ha deciso di andare avanti». Premier Conte, ministra De Micheli, giusto. Occupatevi della stabilità delle nostre infrastrutture che alla stabilità dei nostri affetti ci pensiamo noi. Comunque, prima di pestare i piedi per il ‘tana liberi tutti’, nella città delle tre T – Turòon, Turàs, Tetàss – ed in ogni città, come scrive Calabresi ci devono essere garantite le altre tre T: Test, Tracciamenti e Trattamento. Perché il virus è ancora in giro, magari depotenziato. Fa ben sperare quel + 5 di contagi registrato oggi a Cremona. Ma i medici ci invitano alla prudenza. O ci siamo già dimenticati delle oltre 26mila persone sconfitte dall’invisibile bastardo? Scusate il disturbo.
