DON ARRIGO BECCARI, UNA VITA DEDICATA AI PIÙ FRAGILI
Lo avevano avvisato. “I nazisti ti stanno venendo a prendere, vattene”. Ma Don Arrigo Beccari, che di bambini ebrei ne aveva salvati decine, quel giorno decise di non fuggire. Perché salvarsi la vita voleva dire mettere a rischio quella degli altri. Li aspettò. Lo torturarono per giorni e giorni. Lui, assieme ad altri due preti. In quella cella devono aver provato un dolore e un patimento che in pochi possono dire di aver anche solo lontanamente sentito. Ma non parlò mai. Non fece un solo nome, non diede una sola informazione. Né su chi lo aveva aiutato né sui bambini che aveva fatto fuggire in Svizzera per salvarli dall’orrore dei campi di concentramento. Per questo lo condannarono a morte. Lui e gli altri due preti. Attesero mesi in carcere. Ma poi arrivò il “miracolo”: pochi giorni prima dell’esecuzione, l’Italia venne liberata. E così don Arrigo si salvò. E decise di rendere grazie a quel gesto continuando a dedicare la sua vita ai più fragili, ai bambini. Dopo la guerra mise infatti in piedi una scuola dedicata specialmente agli orfani di guerra, ai poveri. Ai più fragili. A tutti loro, don Arrigo regalò un futuro. Come tanti anni prima aveva regalato la vita a quei bambini ebrei, mettendo a rischio la propria. Oggi, oggi che ricordiamo il Giorno della Memoria, ricordiamo quindi anche lui, Don Arrigo, scomparso nel 2005. Al suo coraggio, alla sua forza, mandiamo un grande saluto. Il più caloroso che possiamo dare ad un uomo così immensamente grande.
