IL NUOVO CORSO DI REPUBBLICA E IL SANTINO DI EUGENIO SCALFARI
Chi ha voluto la fusione tra il gruppo proprietario di Repubblica e quello de La Stampa afferma che “si tratta di un accordo di grande valore industriale” (gruppo Espresso), che “sarà un avvincente progetto imprenditoriale nel mondo dei media, un atto di fiducia nei confronti dei giornali” (gruppo La Stampa).A me pare una scelta che si adatta alla trasformazione in atto del Partito democratico da partito di centrosinistra a partito della nazione (se in maniera palese o criptica ha un’importanza relativa) e che trasformerà quello che veniva definito “partito di Repubblica” in un insieme di quotidiani “governativi” che non puzzano né odorano, funzionali ad un’Italia dove il massimo del contrasto sarà come quello che si avrà a Milano con tre aspiranti sindaci che sono uno l’immagine speculare dell’altro. Con buona pace di Eugenio Scalfari che pur continuando a scrivere liberamente su Repubblica – giornale che ha fondato e diretto – non avrà più la possibilità né di incidere, né di influenzare la sua linea editoriale. Sarà, lui come altre storiche e prestigiose firme, un santino da esporre in bacheca per mostrarlo e far credere che nulla è cambiato quando, invece, sarà tutto diverso.
