CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N. 46)
Mia madre me lo diceva sempre: “Sposati, sposati”. Ma io non le ho mai dato retta. L’avessi fatto, ieri non sarei scoppiato a piangere nello scoprire che il nuovo DPCM annunciato da Conte ha sì allentato le misure restrittive per i nostri spostamenti ma solo se in ballo ci sono i cosiddetti “affetti stabili”. Ed io? Io che sono un single incallito, io che non ho né un coniuge né una convivente e nemmeno uno straccio di fidanzata fissa? Come diavolo farò io a spostarmi? Dovrò marcire in casa? Riuscirò forse a convincere il rude poliziotto o lo zelante vigile urbano che il mio rapporto con Saki, durando ormai da più di quattro anni, va considerato a tutti gli effetti un “affetto stabile”, una sorta di coppia di fatto? Temo di no. Io me lo sentivo che noi single saremmo stati gli ultimi a ripartire, in questa tanto osannata Fase 2. Penalizzati come sempre è stato perché, da un lato siamo un’anomalia in questo Paese che resta legato mani e piedi a un’idea troppo tradizionale della famiglia e, dall’altro, perché noi single siamo una categoria ben poco appetibile sul piano del marketing e del profitto d’impresa. Per anni mi sono ritrovato a mangiare minestrone mattina e sera – quando lo compravo surgelato – solo perché l’unica confezione che si trovava in giro era quella da un chilo, “familiare”. E ancora adesso, nel XXI secolo, trovare le cosiddette mono-porzioni al supermercato – è pur sempre l’ultima spiaggia per chi ha una vita sregolata e senza orari come la mia – non è affatto facile e richiede tempo, a meno di non avere buone entrature fra i commessi oppure una memoria visiva degli scaffali alla James Bond. A lungo la mia ancora di salvezza sono state le trattorie. Quelle romane di una volta, quelle con la tovaglia di carta e il vino in caraffa, quelle dove potevi andarci da solo e leggerti il giornale, quelle dove ti chiamavano per nome e dove ti sentivi di casa. Sì, di casa, perché a nessun cameriere e a nessun gestore passava per la testa che tu, single, eri un povero sfigato, solo perché occupavi un tavolo per quattro ma avresti speso meno di una bella famiglia al completo. Adesso un single come me se lo può scordare di entrare in uno di quei posti dove si ordina col tablet e i camerieri hanno l’auricolare per comunicare con la cucina. Se sono fortunato mi danno il tavolo che sta attaccato all’entrata, quello dove d’inverno arrivano implacabili gli spifferi di freddo e il cameriere ti guarda sempre infastidito perché tanto la mancia che gli darai sarà sempre inferiore a quella della tavolata che rumoreggia al centro della sala. Quando anche le trattorie e i ristoranti riapriranno, il 1° giugno, questa caccia ai single riprenderà e sarà da Ku Klux Klan, senza i cappucci neri ma con la stessa cattiveria. L’unica consolazione che ho ricavato da questo DPCM è dovuta al fatto che dal 4 maggio si potrà finalmente fare attività motoria più o meno liberamente, e non più sotto casa, purché da soli o al massimo in due. E’ una piccola soddisfazione, per noi single. Peccato però che io non faccia mai attività motoria se non in zone di guerra, quando ti fischiano le orecchie e devi correre per forza. Ma tant’è. Mi devo accontentare. E ogni tanto, in cuor mio, rimpiangerò di non aver ascoltato i consigli di mia madre. A lei Giuseppi sarebbe piaciuto. P.S. In foto Saki, il mio unico Affetto Stabile
