DONADONI VERSO L’ADDIO AL BOLOGNA: ECCO LE ALTERNATIVE

Quella di Donadoni a Udine domenica alle 18 sarà molto probabilmente la sua ultima panchina nel Bologna. Le quotazioni dell’allenatore precipitano di ora in ora. A questo punto le sue chance di restare sono in netta minoranza. Tutto verrà deciso la prossima settimana quando arriverà sotto le due torri il presidente Joey Saputo e ascolterà tutti, per poi dire l’ultima parola. Ma è presumibile che anche stavolta, come ha sempre fatto, darà retta ai suoi collaboratori e ne approverà la scelta. COSA DIRANNO A SAPUTO.I dirigenti del Bologna si stanno sempre più convincendo che è il caso di cambiare rotta. Il ragionamento è semplice: se si va avanti così, la situazione può diventare insostenibile. I sintomi e i segnali di insofferenza della piazza (ma anche di parte della squadra) sono inequivocabili e non trascurabili. L’insoddisfazione dei vertici del club non è solo legata alla mancata crescita graduale dei risultati (sempre meno punti ogni anno, una vittoria col solo retrocesso Verona nelle ultime 11 partite, un passo da retrocessione nel girone di ritorno), ma anche dei giocatori. In tre anni l’idea di auto-sostenersi col mercato non è decollata: prima Diawara, poi forse Verdi. Ma dopo? Il deserto. L’obiettivo di valorizzare 3 o 4 calciatori all’anno per poi sacrificarne uno e reinverstire i proventi sta fallendo, è molto più lontana di quanto si sperasse tre anni fa. Evidentemente o i giocatori dati a Donadoni non erano buona materia prima o lui non ha saputo plasmarla o, la cosa più vera, tutt’e due. Corvino – se parliamo solo degli investimenti – ha lasciato Diawara e Pulgar, ma anche Krafth, Mbaye, Crisetig, Rizzo, Falco, Destro e Donsah: tutti giocatori che oggi valgono meno. Bigon ha preso Verdi, Okwonkwo e Di Francesco, ma anche Nagy, Krejci, Helander, Keita, Falletti e Avenatti (idem: speso meno, ma nessuno di questi oggi vale di più). La coppia Bigon-Donadoni dunque non ha funzionato come si sperava. Ma siccome è stato già confermato per un anno il direttore sportivo (concedendogli l’opportunità di lavorare almeno in un mercato con qualche risorsa in più) e siccome grandi investimenti di mercato non se ne faranno, l’unica via rimanente per smuovere lo status quo è cambiare l’allenatore. Donadoni ha ancora un anno di contratto ma i dirigenti sono dell’idea che – sapendo di non potergli costruire una squadra molto più forte o adatta alle sue caratteristiche di questa – sarà comunque molto difficile arrivare al giugno del 2019. Il Bologna farà il mercato coi soldi delle cessioni e, soprattutto se si vorrà trattenere Verdi, il bugdet non sarà eccezionale. Meglio dunque troncare ora il rapporto con Donadoni, con la ragionevole speranza che possa trovare un’altra squadra adesso o al più tardi in autunno, e “buttare” uno o due milioni al massimo (lo staff ne costa cinque all’anno), piuttosto che ritrovarsi a doverlo esonerare a campionato in corso e pagarlo per intero. LE ALTERNATIVE A DONADONI.Il profilo sul quale si vuole puntare è un allenatore per il quale Bologna rappresenti il massimo della vita, la grande occasione. Nell’auspicio che l’entusiasmo e le idee sopperiscano l’esperienza di un tecnico come Donadoni che ha dato i suoi frutti nella sua prima fase di “messa in sicurezza” ma non nella seconda. Preso atto che molto difficilmente si libereranno Gasperini o Giampaolo, nella rosa ci sono nomi già noti comeDe Zerbi,Nicola,Juric,Di Biagio(però mai testato in campionato),Semplici(una new entry) e – attenzione… –Filippo Inzaghi. Meno possibilità per l’ex ctVentura– con cui Fenucci lavorò a Lecce – che ha l’anagrafe contro e l’incognita del dopo tracollo azzurro. Qualche sondaggio è già stato fatto nei mesi scorsi. Non sono escluse altre idee, ma intanto c’è da chiudere la partita Donadoni con Saputo nei prossimi giorni.