LO SPETTACOLO CHIEDE AIUTO E CHIAREZZA

LO SPETTACOLO CHIEDE AIUTO E CHIAREZZA

È ormai piena crisi nel mondo dello spettacolo. Una crisi che colpisce tutto e tutti. Dai tecnici delle luci ai produttori. Dagli scenografi ai truccatori. Dagli autori ai sarti. Dagli attori agli addetti della sicurezza. Tutte queste figure, e tante altre, sono messe in ginocchio dal coronavirus. Nessuno escluso. Ma l’esercito dell’arte non deve fronteggiare solo un virus che contagia e uccide senza pietà, ma anche la nube che avvolge il proprio futuro professionale. Perché ad oggi non esiste una data, nemmeno probabile o immaginaria, per la ripartenza. È un cantiere chiuso, un negozio con le serrande abbassate senza un cartello “torno subito” o “torno più tardi”. È un detenuto in attesa di giudizio, ma soprattutto di sostegno. Eppure si parla di perdite importanti, numericamente enormi. L’AGIS (Associazione Generale Italiana dello Spettacolo) aveva stimato una perdita di 10 milioni di euro a causa della cancellazione di 7400 spettacoli teatrali a inizio marzo, quando ad essere bloccate erano solo le regioni del nord più colpite dal contagio. Oggi si parla di un totale di 150 milioni di euro dall’inizio dell’emergenza, una cifra in costante aumento. Pochi giorni fa Dario Franceschini, ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, in un’intervista perLa Repubblicaha parlato di tempi lunghi per cinema e teatri ma anche di possibili soluzioni: “Stiamo lavorando con Cassa Depositi e Prestiti ad una piattaforma in cui offrire ciò che non si può, per ora, proporre nelle sale. Così la produzione potrà continuare e le entrate da biglietti non si fermeranno”. Tutto però è ancora troppo incerto e poco chiaro. Al blogHuffPostLuigi Marinelli, proprietario con Gian Luca Giudici della Skyline, ha lamentato il disinteresse del governo. “Abbiamo dovuto spostare moltissime date che avevamo programmato – ha dichiarato – Dobbiamo comunque sostenere affitti, bollette, dipendenti e spese vive. Per questo abbiamo dovuto indebitarci con le banche. Ritengo siano necessari dei prestiti a fondo perduto per poter sopravvivere”. Sopravvivenza è la parola d’ordine”. È della stessa idea Alessandro Longobardi, direttore del Teatro Brancaccio di Roma, che alla testata giornalisticafunweekha descritto al meglio il quadro attuale. “Il nostro obbiettivo è capire quali possono essere le misure per riaprire e quando poterlo fare. E qui si pone un problema enorme perché si parla di accesso contingentato, ovvero l’utilizzo dal 20 al 45 per cento della disponibilità dei posti. Il costo della compagnia ospitata e il costo del teatro, con tale capienza, non possono essere sostenuti e così serve un contributo dello Stato per coprire la differenza” . Longobardi non si limita a spiegare il tragico periodo ma propone anche validi suggerimenti alla politica dello spettacolo: “La proposta di Franceschini di creare un ‘Netflix del teatro’ è buona ma va analizzata a fondo. Immaginando spettacoli a porte chiuse, possiamo consentire il lavoro a tutte le figure del teatro solo creando un nuovo mercato, con i produttori ad allestire una vera e propria produzione e con una ripresa dello spettacolo montata in modo da renderlo un prodotto più video e meno teatrale”. Anche il giovane produttore Stefano Francioni dice le cose come stanno: “Io avevo avviato 6 produzioni diverse che avrebbero dovuto debuttare da fine marzo fino a maggio: tutte bloccate. Sono fermi quelli che lavorano nella pre-produzione e nella post-produzione, aziende di scenotecnica, disegnatori di luci, le compagnie e gli attori. Ho perso produzioni avviate, spese già affrontare e spettacoli mai andati in scena”. Sono più “tranquilli” gli artisti tedeschi.In Germania il governo ha approvato un piano di aiuti da 54 miliardi di euro per aiutare i lavoratori autonomi e le piccole imprese del mondo della cultura e dello spettacolo. Migliaia di lavoratori non dipendenti stanno ora ricevendo i sussidi economici, che dureranno 6 mesi. Già a fine marzo il ministro della cultura Monika Grütters aveva spiegato la disponibilità del governo verso l’importanza delle industrie creative: “Gli artisti non sono solo indispensabili, ma anche vitali. Soprattutto ora”. Un trattamento invidiabile quello garantito in Germania. Forse anche gli artisti del nostro paese avrebbero voluto ricevere la stessa considerazione e un aiuto di simili dimensioni. E magari sarebbe ora di ascoltare maggiormente i loro timori, le loro richieste e i loro saggi consigli. Di appoggiarli in questa lotta contro il tempo. Perché le idee buone ci sono. Così come la volontà e la creatività. Il terribile virus, quelle, non può scalfirle.