IUS SOLI. LA VERA RIFORMA CHE POCHI CONOSCONO
Stasera mi sento meno solo. Lo scrittore Gianrico Carofiglio, a Cartabianca, ha detto chiaramente che è stata un’enorme sciocchezza chiamare “ius soli” la riforma della cittadinanza per bambini e minori, e che bisogna smettere di definirla così, perché fa pensare che basti nascere qui per essere italiani. Una locuzione, aggiungo, regalata alla destra e agli xenofobi. Spero che quei finti tonti del Pd, e i molti faciloni (purtroppo) delle tante organizzazioni sindacali fossero in ascolto. La legge stasera è stata spiegata da Bianca Berlinguer (cosa che molto poco, finora, hanno fatto finora giornali e tv, assumendosi gravissime responsabilità) e alla fine della trasmissione i favorevoli alla riforma erano più dei contrari, secondo il campione dell’istituto di sondaggi Ipr. Carofiglio la vorrebbe chiamare “legge sulle nuove cittadinanze”, locuzione in verità troppo complessa per un titolo di giornale o di telegiornale. Io la chiamerei dei “bambini cittadini”. Il punto è che uno dei genitori, perché i bambini nascano italiani, deve avere, come nella Germania di Frau Merkel o nel Regno Unito di Teresa May, un permesso di soggiorno permanente, che da noi si può chiedere (chiedere: non ottenere) dopo cinque anni di soggiorno regolare, un test di italiano, dimostrazione di avere un reddito e un alloggio adeguato. Ma i politici che parlano in tv non lo sanno nemmeno che a Londra e a Berlino si fa così.
