LIBERAZIONE

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Il 25 aprile, una festa “divisiva”? Così dicono in coro tutti i fogli e i fogliacci di destra; e i suoi più autorevoli esponenti. Ora, a chi crede così di sminuirne il significato e il valore, dobbiamo rispondere: “Sì cari signori; il 25 aprile è una festa divisiva. Perchè celebra la vittoria, consacrata nella Costituzione, di un ‘sentire comune’ basato sull’antifascismo; e quindi sulle solidarietà collettive, sul ripudio della guerra, sulla democrazia dei diritti e sull’impegno dello stato e delle istituzioni nella lotta contro ogni tipo di disuguaglianza. E perchè questa vittoria non era nata pacificamente e senza contrasti, ma attraverso una lotta di popolo che è stata anche una guerra civile”.Così del resto era stata la madre di tutte le feste; quel 14 luglio che non a caso è diventato gioiosa festa di popolo (oltre che festa nazionale) solo dopo quando, dopo la seconda guerra mondiale e il crollo del regime di Vichy, i suoi nemici avevano definitivamente abbassato le armi.Qui da noi, c’è stato un momento in cui questo esito appariva vicino; quando i vinti del 1945, tramite le dichiarazioni di Fini, avevano riconosciuto le superiori ragioni dei propri avversari.Ma è stato un momento. Perchè negli ultimi anni, abbiamo assistito, insieme, e non a caso, alla rimessa in discussione, formale e materiale, della nostra Costituzione, alla contestazione della stessa resistenza, come irrilevante e inutile massacro in cui le ragioni dei vinti avevano lo stesso valore di quelle dei vincitori; un altro modo per dire che non ne avevano nessuna.Una rimessa in discussione, attenzione, che non è opera degli eredi del passato ma della destra, beninteso, “nazionale” che intende governare il nostro futuro.E allora occorre essere “divisivi”, e sino in fondo e in tutte le sedi. Allora lo furono i nostri maggiori, per costruirla un’Italia migliore. Oggi, tocca a noi, ma per difenderla.