CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N. 44)

CRONACHE DAL FRONTE (PUNTATA N. 44)

CRONACHE DAL FRONTE (puntata n. 44) Non so quanto darei per avere il binocolo di James Stewart in “La finestra sul cortile”. La sua gamba rotta no, quella me la risparmierei volentieri, semmai vorrei accanto Grace Kelly, ma non è il caso di divagare. Il fatto è che quel binocolo mi sarebbe di grandissima utilità in queste ultime settimane di lockdown, per mettere a fuoco e fissare una volta per tutte i momenti, le scene e i dettagli che mi porterò dietro come ricordi indelebili di questa lunga quarantena. Faccio un primo esempio. Sul terrazzo condominiale del palazzo che mi sta di fronte – non vicino, però, a una cinquantina di metri in linea d’aria – intravedo tutti i giorni una ragazza che cammina, di mattina e di pomeriggio, con andatura sostenuta. Ne deduco perciò che sia una runner. Ben allenata, poi, visto che trotta per una mezz’ora buona. Calcolando che quel terrazzo sarà grande grosso modo 15 metri di lato per 4 lati – cioè una sessantina di metri di perimetro – e che lei ci mette circa 25 secondi a fare un giro completo, direi che la mia vicina in ogni sua seduta si spara più di 4 km, forse 5. Il che vuol dire quasi una decina di km al giorno. Non male. Magari i miei calcoli sono sbagliati, ma non è questo che mi cruccia. E’ che da lontano non riesco a vederla bene, la mia vicina, mi devo accontentare di annotare la sua maglietta bianca e un’acconciatura raccolta. Non so fra l’altro se porta l’elastico o se usa un classico fermacapelli. Tutto il resto mi è poi precluso dalla balconata, che è in cemento, e questo non mi consente di vedere le scarpe che indossa e il resto della sua divisa. Ma almeno le smorfie della fatica in volto, quelle con un binocolo le potrei osservare meglio. E sarei un po’ più tranquillo. Appagato. Chiariamo le cose. Non sono un guardone né tanto meno un pervertito. E in quello che ho scritto non c’è alcuna pulsione malsana. E’ solo che i ritmi rallentati della quarantena, tutto questo tempo che mi ritrovo a passare in casa, così dilatato, rarefatto, porta la mia mente a soffermarsi sulle cose più strane, a volte futili e quasi sempre insignificanti. Ecco un altro esempio. Da un altro palazzo che mi sta di fronte – in due mesi non sono riuscito a capire quale sia, ma devo avere qualche problema con l’orientamento acustico – ogni giorno alle ore 18 c’è un altoparlante che diffonde musica gratis per tutto il quartiere. Immagino che capiti un po’ ovunque, e non solo in Italia, è una delle mode che la pandemia ha creato. Quello che però non so è se le musiche che vengono diffuse dalle vostre parti sono le stesse che sono costretto ad ascoltare io. All’inizio mi sa di sì: Fratelli d’Italia, ovviamente, e poi Bella Ciao, “Il cielo è sempre più blu” di Rino Gaetano, l’insopportabile Toto Cutugno di “L’Italiano” e via discorrendo. Col passare dei giorni però il repertorio del mio vicino melomane si è arricchito di brani a me sconosciuti e dal valore simbolico imperscrutabile. Il genere è variabile, si va dal melodico al blues passando per la musica classica. E molti di questi pezzi a me non piacciono. Mi piacerebbe perciò sapere qual è il criterio – se ce n’è uno – che guida ogni giorno la play-list di questo mio vicino di casa, se si sente investito di una mission sociale, oppure se il suo unico obiettivo è poter rompere le palle a tutti, impunemente, e magari dimostrare al coronavirus di essere ancora vivo. Se avessi un binocolo, mi dico, potrei forse individuarlo. E capire che tipo è, se porta la canotta a rete, la felpa o sta a casa in giacca e cravatta.IAd ogni buon conto, tempo qualche settimana e questa nostra quarantena forzata si allenterà. Tanto per essere chiari, io non sono fra quelli che hanno paura a tornare lì fuori, quando sarà consentito. No, questa fobia non ce l’ho. Ho letto che si chiama FOGO, Fear Of Going Out, ed ho scoperto che è una variante dell’agorafobia. Declinata ai tempi del coronavirus, immagino voglia dire che a spaventarci sarà qualsiasi assembramento ci si parerà davanti, qualsiasi barriera umana di mascherine che ci sbarrerà il passo o chiunque proverà a salutarci con i suoi goffi guanti. Sono però certo che i tramonti saranno gli stessi, forse ancora più splendidi. E magari, chissà, vedrò pure correre per strada la mia vicina. P.S. IN foto la mia finestra sul cortile