DOPO LA SUA LA SCOMPARSA : VIVA MARCHIONNE ! ABBASSO MARCHIONNE!

DOPO LA SUA LA SCOMPARSA : VIVA MARCHIONNE ! ABBASSO MARCHIONNE!

Viva Marchionne! Abbasso Marchionne!Non capita tutti i giorni di vedere uno spettacolo così poco edificante come quello che in questi giorni sta andando in scena con la beatificazione e crocifissione dell’ex amministratore delegato Fiat Sergio Marchionne, tutt’ora in coma.Partiamo dalla crocifissione: ha svenduto l’Italia, ha licenziato i dipendenti italiani, ha reso più precario il lavoro.Bene, il lavoro di Marchionne era di curare gli interessi dei suoi azionisti, non dell’Italia. Dato che la famiglia Agnelli non ci ha dato in pasto un rappresentante italiano in grado di rispondere del debito morale dell’azienda nei confronti del paese (John Elkann si fa fatica a considerarlo tale), insieme alle deleghe sugli obiettivi di profitto, abbiamo voluto tutti attribuire a Marchionne anche le competenze di statista, responsabile del futuro industriale dell’economia italiana e del welfare che ne deriva. E’ un equivoco, Marchione non è un politico, non è il proprietario dell’azienda e non ha ricevuto favori dalla politica italiana per se. La Fiat era Agnelli, la Fca è Agnelli. Se qualcosa Marchionne ha fatto qualcosa di buono o cattivo, lo ha fatto per il suo datore di lavoro, che non siamo noi.Passiamo alla beatificazione: ha fatto il miracolo di rilanciare un’azienda italiana decotta senza costi.Che Marchionne abbia fatto sopravvivere l’azienda di Agnelli in tempi duri è vero, peccato che quanto era italiano è stato spostato negli Stati Uniti, compresi i frutti di contributi pubblici. Ne parlai profusamente allora, ho continuato poi, e men che meno posso smentire oggi i dati del contratto Fiat-Chrysler solo per motivi di lutto (precoce, inoltre): tecnologia, concessionarie, accordi di delocalizzazione hanno un valore che sia Marchionne che Obama hanno saputo conteggiare bene ai tempi. Tutto questo miracolo economico non esiste, lo spiega benissimo Giorgio Meletti che sul Fatto Quotidiano oggi ci riporta ai numeri: gli altri big nel mondo sono cresciuti mentre Fca è rimasta al palo. (Articolo di Meletti:https://www.ilfattoquotidiano.it/…/ne-meriti-ne-colpe-march…)A questo punto resta il vero interrogativo: ma perché tutto questo spazio nel bene e nel male per un’azienda straniera che non conta più di tanto? Il valore fiscale di Fca è nullo, sono all’estero e quindi di strade con i loro soldi non ne facciamo. Sarà quello sociale, ma non è dei più rilevanti, non sono affatto il primo datore di lavoro in Italia e neanche il secondo o il terzo, ma il tredicesimo, con 33mila dipendenti, e in calo. Siamo lontani non solo dalle imprese a partecipazione pubblica (come Poste, Eni, Ferrovie, Finmeccanica), ma anche famiglie e molto più radicate in Italia, come Del Vecchio, Benetton o Salini. Luxottica, da sola assume tre volte i dipendenti della Fiat, ed è in crescita.A questo punto, la curiosità resta: da dove nasce tutta questo patos dell’informazione? Si dice che se segui i soldi ti avvicini. Chi paga l’informazione, stampa, tv, social e motori di ricerca è la pubblicità. Guardando la lista dei primi investitori pubblicitari in Italia troviamo Wolksvagen, Procter & Gamble (detersivi) e lei, la Fiat, terzi, con 105 milioni di euro, e in crescita nella spesa. Se è la pubblicità la ragione della beatificazione ante-mortem del manager canadese, dato il fatturato in crescita, c’è da aspettarsi, che morto un papa, presto se ne farà un altro. Ma abbiate il buon gusto di attendere. Prime società per numero dipendenti in Italia:http://www.mbres.it/…/fi…/resources/download_it/ps_slide.pdf