LA PAZIENZA DEL RIVOLUZIONARIO
All’asilo Don Eraldo Colombini di Lonate Pozzolo, si consumava ogni giorno l’ingiustizia suprema: un grosso cesto di caramelle era posizionato sulla scrivania di Suor Nietzsche, tirannica, potente e barbuta direttrice della struttura.Una scrivania inaccessibile a chiunque fosse della taglia di noi cittadini con le gambe paffutelle.La crudeltà di esporle così sfacciatamente a un popolo affamato mi spinse alla battaglia.Dapprima cominciai a mangiare i sassolini del vialetto di accesso al cortile, dicendo: “QUESTE SONO MEGLIO DELLE CARAMELLE!” e sfidando così apertamente il potere.Suor Nietzsche mi fece mettere in castigo ma oramai il seme della protesta aveva attecchito.I giorni seguenti cominciai ad aiutare gli altri bambini a selezionare i sassi migliori, per rendere evidente che se non avessimo avuto accesso alle caramelle, il popolo si sarebbe affidato a rischiose pratiche di caramelle clandestine.Dapprima le suore ignorarono la cosa, ma quasi subito cominciarono a risuonare nell’aria le sassate contro i candidi water espulse dai potenti apparati digestivi di noi infanti. Io intanto cominciavo uno sciopero della merendina che mi avrebbe portato quasi allo stremo delle forze.Fu in un atto di estrema protesta che Sergione Cunniti, obeso bambino di origine calabrese, di due anni più grande di tutti noi (si diceva che fosse stato addirittura alle elementari e che lo avessero rimandato indietro), prese una manciata di sassi e la ingurgitò, per andare poi dopo un paio d’ore nella proibitissima toeletta di Suor Nietzsche, chiudersi dentro e iniziare una scarica che a stare fuori avresti giurato che lì dentro ci stessero i mobster di Chicago a smitragliare stragi di San Valentino. Quando le suore d’assalto del battaglione “Mustacchio” dei reparti speciali fecero irruzione nel bagno per estrarre quello che consideravano un pericoloso terrorista, la scena che si presentò fu terribile: il cesso era spaccato in due, Sergione era riverso a terra in fin di sonnellino e con un dito intinto nel meno nobile degli inchiostri aveva scritto sul muro: “Nessun rimpianto”.Fu il segno anche per il potere costituito che la battaglia oramai si era spinta troppo in là, e si tenne un consiglio di istituto straordinario nel quale vennero decise le seguenti cose:– Le suore non potevano usare più il dopobarba Denim.– La mia espulsione– Consegna di una caramella al giorno ad ogni bambinoInterruppi quindi lo sciopero della merendina che quasi mi si vedevano le nocche invece dei buchi cicciosi sulle mani, e lo feci anche se la vittoria non era piena come avremmo voluto, perché la dote più importante di un rivoluzionario non è la ferocia o la resistenza o l’animosità, ma la pazienza.La pazienza di aprire una breccia e sapere che i piccoli cambiamenti sono le fondamenta dei grandi cambiamenti.
