LE GAFFE DI TRUMP: UN’UTILE CHIAVE DI LETTURA DELLA REALTÀ
È del 23 aprile la conferenza stampa con cui Donald Trump aveva suggerito iniezioni di disinfettante o bagni di luce UV come possibile strada per combattere il Virus che da ormai diversi mesi sta compromettendo pesantemente le nostre esistenze. Immediata la replica delle case farmaceutiche, le quali, preoccupate per le conseguenze dello scellerato suggerimento, si erano affrettate a invitare i cittadini a non ascoltare fandonie pronunciate in un momento di probabile confusione. E nonostante il tentativo di correre immediatamente ai ripari, le conseguenze non hanno tardato a manifestarsi: nelle 18 ore successive alle osservazioni del presidente, il New York City’s Poison Control Center dichiara di aver ricevuto 30 chiamate dai cittadini newyorkesi in cerca delle più disparate informazioni sul disinfettante Lysol, sulla candeggina o altri detergenti per la casa. Stessa sorte è toccata allo stato del Maryland, il cui portavoce del governatore Larry Hogan insieme con la Maryland Emergency Management Agency, sostengono che sono state effettuate oltre cento chiamate ai numeri di emergenza per chiedere informazioni sui vari disinfettanti domestici. Il Presidente si è allora affrettato a correggere il tiro, ma, come si suol dire “alea iacta est”, e allora quello che rimane da fare è indagare il motivo di una simile uscita. Si può parlare di leggerezza, di superficialità, ma può davvero un presidente rendersi fautore di una simile idiozia? Fino a che punto, nel caso di una figura così influente sull’opinione pubblica, si può parlare di ingenuità? Trump ha ben in mente il grado di consenso dei propri cittadini, così come il potere che detiene. Un presidente che conosce molto bene il suo elettorato, incline più ad ascoltare una sua conferenza che a prendere in mano un libro di geopolitica per verificare la fondatezza delle sue affermazioni: farsi sfuggire un suggerimento che può seriamente compromettere la già precaria salute dei propri cittadini, pertanto, ha tutti i lineamenti di un’azione più vicina alla delinquenza che all’ingenuità. E tirarsi fuori dalle conseguenze di quanto affermato, rimandando agli esperti eventuali approfondimenti, lascia il tempo che trova. Tuttavia, anche attribuire a un mero, lucido calcolo l’affermazione, diviene altrettanto sbagliato. Il Presidente non avrebbe nessun motivo di mettere in pericolo la salute dei propri cittadini: a dissuaderlo, oltre alle motivazioni prettamente umane, ci sarebbero anche quelle di carattere politico, per le quali un inciampo del genere gli costerebbe una perdita di consenso tale da togliere ogni fondatezza al suo intervento. Ecco, dunque, che l’unica possibilità di inquadrare un comportamento apparentemente dissociato, risiede in quella fatuità che da sempre governa il suo agire, ovvero quella “Nullità spirituale che per lo più si manifesta con atti vistosi ma insulsi e inconcludenti” (dizionario Google). Un agire che di umano, nel senso strettamente antropologico del termine, ha ben poco, poiché ciò che distingue gli umani dagli altri esseri viventi è proprio quella capacità di contestualizzare continuamente ciò che fanno, dare un senso ai propri comportamenti, facendoli rientrare in una visione più ampia che non prescinde mai dalla realtà, sia naturale che umana. Un agire dettato, dunque, sia da fattori esterni, ad esempio quelli climatici o ambientali, sia dal soggetto con cui si interagisce. Digressioni apparentemente banali, ma se si pensa che per un momento il Presidente degli Stati Uniti sembra aver cancellato tutti questi elementi, trasformandosi nella sua testa in un cittadino qualunque che avanza supposizioni ad alta voce, ecco che troviamo un filo in grado di spiegare qualcosa di apparentemente inspiegabile. E per la serie “il diavolo risiede nei dettagli”, è proprio a queste apparenti dissociazioni, afasie, che è necessario porre continuamente attenzione: piccole distorsioni che si inseriscono fra le maglie di una quotidianità che va avanti sempre più fugace, nonostante la situazione attuale ci abbia inevitabilmente costretti a un rallentamento dei nostri ritmi. Un rallentamento che dovrà, altresì, avvenire anche da un punto di vista mentale, obbligandoci a soffermarci su particolari cui prima non si faceva caso, impedendoci, d’ora in poi, di “sorvolare”, minimizzare elementi che potrebbero, invece, rappresentare un’importante chiave di lettura della realtà. E, perché no, anche di quei rapporti che quotidianamente ci troviamo a intessere, privati, professionali, e, a quanto pare, anche istituzionali.
