CASO RUBY. LA PROSTITUZIONE MINORILE E’ REATO. PENALE.
Sentendo gli interventi dei difensori “sociali e politici” di Silvio Berlusconi, in relazione al caso Ruby, può insorgere un dubbio. Ovvero che quel processo sia un’accusa ai suoi costumi personali, al suo stile di vita, ai suoi piaceri privati. Infatti questa è la linea difensiva pubblica che il Cavaliere deve aver indicato ai suoi parlamentari e giornalisti. E immagino che una persona priva di cultura giuridica possa, alla fin fine, anche crederci. La tesi, d’altra parte, è suggestiva: poiché non sono riusciti ad abbatterlo per via giudiziaria, in questi 20 anni, imbastiscono un processo sui suoi vizi privati. Il reato di cui è accusato il Cavaliere, e sottolineo accusato ed ancora da vedere se anche dimostrato, è stato inserito nel 1998, all’interno di una legge contro lo sfruttamento sessuale dei minori, anche col contributo degli esponenti di Forza Italia. E’ interessante leggere il resoconto della Commissione Giustizia, in cui il Presidente Pisapia elogia l’operato di due componenti, in forza del partito del Cavaliere, per il loro apporto alla predisposizione del testo di legge. Allora fu una riforma che ebbe l’appoggio, come giusto che fosse, di quasi tutti i gruppi parlamentari. All’interno di quella riforma fu inserito il reato che ci riguarda, poi modificato nel 2006, per cui compiere atti sessuali con un minore dietro pagamento di soldi o altra utilità economica è fatto penalmente rilevante. Non credo che il principio possa essere messo in discussione. Si può discutere se il limite dei 18 anni sia, oggi, ancora corretto, ma in mancanza di una riforma, il reato è chiaro, e credo che il 90% della popolazione lo trovi anche giusto. Fatte queste precisazioni, di carattere meramente codicistico, è facile notare come il nucleo del processo di Milano non sia il fatto che il Cavaliere avesse rapporti, ammesso che ciò sia stato dimostrato, con ragazze più o meno professioniste, ma che tra loro vi fosse una ragazza che era minorenne. Ed ha ragione Travaglio quando dice che se tale reato fosse compiuto da chiunque non solo non darebbe scandalo, non solo non si parlerebbe di intromissione indebita nella vita privata, ma avrebbe una condanna generale. Berlusconi sarà anche un politico, ma ciò non lo eleva rispetto al resto degli italiani, per quanto attiene il rispetto del codice penale, salvo alcune eccezioni, qui trascurabili. Tra gli argomenti utilizzati per provare che trattasi di processo morale, vi è chi sottolinea che non ci siano vittime. Stupidaggine; la vittima è il minore, sempre e comunque. Il legislatore ha immaginato il soggetto minorenne come incapace di comprendere il reale significato del fatto, e dunque lo tutela a prescindere. Si potrò pensare che una ragazza come Ruby, che poi per poterlo affermare si dovrebbe conoscerla, non sia affatto vittima, o che al giorno d’oggi una ragazza, sebbene al di sotto della soglia dei 18 anni, comprenda benissimo il significato di certi fatti. Su quest’ultima affermazione si può convenire, ma allora si modifichi la legge, si abbia il coraggio di fare una battaglia politica per dire che a 17 anni le ragazze sono perfettamente in grado di gestire la propria vita sessuale, e si cambi la norma, finchè ciò non vi sarà, il reato è quello previsto. Per quanto attiene al fatto che Ruby non si senta una vittima, stesso discorso si potrebbe fare per tutte le donne che, pur maltrattate dai propri mariti non li denunciano. Anche loro non sono vittime perché non si sentono tali? Attenzione a fare certi discorsi. Dunque il processo di Milano non è un processo alla moralità del Cavaliere, è un processo su fatti precisi, ed apparentemente, ove provati, sussumibili in una specifica norma, rimane ora da vedere se i fatti contestati siano, anche, stati provati. Questo spetta al Collegio giudicante, e presto lo sapremo. Vi è, in effetti, anche un profilo morale, nella faccenda. Ma ciò riguarda l’aspetto politico, e su questo bisogna ammettere che il Cavaliere qualche migliaia di voti li ha persi. Ma ciò non fa parte del materiale probatorio, ma della coscienza di ogni elettore.
