IL RISPETTO DELLE REGOLE E QUELLO DEI DIRITTI
C’è una regola che dice che il padrone può licenziarti senza motivo.C’è un’altra regola che obbliga gli studenti a lavorare gratis per centinaia di ore e se protesti prendi 6 in condotta, così impari a non rispettare le regole.C’è una regola che dice che se sei gay non puoi mettere su famiglia, che se sei africano non puoi entrare in Italia sempre che tu non sia un africano con i soldi, che se di soldi ne hai molti, se sei uno sceicco, allora puoi mettere in Italia la residenza e hai diritto a uno sconto sulle tasse perché lo dice la regola e dice anche che non puoi fumare le canne perché ti fa male ma puoi fumare le sigarette che ti fa peggio. Il livello di rispetto delle regole non è un buon parametro per individuare coloro i quali hanno ricevuto una buona educazione, caro Serra, o i partigiani erano dei gran cafoni. E la violenza che miete più vittime la esercita – inconfutabile dato statistico – chi è più ricco e più potente. Chi ordina i bombardamenti, chi manganella gli studenti, chi scrive le regole che stabiliscono che devi andare in pensione più tardi anche se l’aspettativa di vita diminuisce, che devi calarti in una cisterna, guidare un tir di notte, sollevare una putrella anche se hai 63 anni e poi 64, 65, anche se più invecchi e più rischi di morire sollevando quella putrella, e sarà una morte molto violenta la tua, inferta di chi ha scritto la regola: certamente un ricco che conduce un’esistenza agiata, che padroneggia la lingua, che siede composto a tavola mentre tu, scompostamente, muori schiacciato da quella putrella sporcando tutto di sangue, maleducato che non sei altro, che gli tocca pulire a un altro populista.
