LA CHIUSURA DELLA CAMPAGNA ELETTORALE DI BIANCO. LA SPERANZA SI RINNOVA.
Ieri sera, a piazza dell’elefante di Librino, si è chiusa la campagna elettorale di Enzo Bianco e della coalizione di centrosinistra, per le elezioni amministrative di domenica e lunedì a Catania. La scelta del luogo è stata inconsueta ma non causale, per due motivi. Primo, perché sul recupero delle periferie, recupero vero e non solo nominale, passa gran parte delle possibilità di ripresa per questa città. Secondo perché proprio in quella piazza, voluta da Bianco durante la sua precedente esperienza a Palazzo degli Elefanti, a gennaio gruppi ed associazioni presentarono all’ex Ministro dell’Interno una richiesta, firmata da più di 8000 persone, per chiedergli di tornare in campo. Perché dopo 15 anni di governo della destra, Catania si trova ora ad un bivio, o provare a cambiare, con una nuova primavera, come quella che la colse nel ’93, o continuare con queste amministrazioni che si sono dimostrate incapaci di governare la crisi, facendo sprofondare la città verso un’irrilevanza Nazionale che, la città non capoluogo di regione più grande d’Italia, non merita. E ieri a sostenere la candidatura del Sindaco catanese per antonomasia c’era una buona fetta della cittadinanza. C’erano, innanzitutto, i rappresentanti delle liste che sosterranno Bianco, c’era il Governatore Crocetta, c’erano vari cantanti ed artisti, catanesi e no; perché questa città è di importanza vitale per tutta la Regione, e forse anche per buona parte d’Italia. Lo spettacolo, condotto dal bravissimo Giuseppe Castiglia, si è aperto con l’esibizione di gruppi giovanili, perché Bianco ha sempre dimostrato l’attenzione dovuta alle fasce più giovani della città, ed il suo programma di governo riprende questo tema fondamentale. Vi è stata, poi, la splendida esibizione dei Fratelli Napoli, maestri pupari da quattro generazioni, che hanno portato sul palco la loro capacità di usare uno spettacolo antico, come quello dei pupi siciliani, coniugandolo con l’attualità. Il breve spettacolo si intitolava, infatti, “Peppinino di Librino e il Cavaliere Bianco”; dimostrazione di come un’arte antica, per sopravvivere, deve sapersi coniugare al presente. Vi è stata poi la parte “istituzionale”, con la partecipazione di vari rappresentanti delle liste del centrosinistra, a cui Castiglia ha posto sempre la stessa domanda, mutuata dallo slogan della campagna di Bianco (Catania ce la fa!), dove al posto del punto esclamativo il presentatore metteva quello interrogativo. E la risposta unanime è stata un si. Un si figlio di una nuova speranza che sembra essere sbocciata, nuovamente, nella testa dei catanesi; una speranza, di far risorgere questa città, che non si viveva da più di un decennio. E’ stata, poi, la volta del Governatore della Regione. Il Governatore Crocetta è un oratore tanto straordinario, quanto inconsueto. Non dotato di una retorica finissima o elevata, riesce a coinvolgere gli ascoltatori solo con la sua passione civica, con l’amore per la sua terra. Ed il risultato è eccezionale, perché ti trovi ad ascoltare una persona che crede in quello che dice, e per fortuna dei siciliani quelle cose le fa anche. Il discorso di Crocetta si è basato su due momenti fondamentali, che poi sono quelli che persegue nella sua azione di Governo regionale, lavoro e solidarietà; che non possono esistere, in una terra come la Sicilia (ma forse da nessuna parte), se non si coniugano con la legalità e l’azzeramento di privilegi e lo smantellamento di centri di potere, che mantengono una qualunque terra nell’arretratezza necessaria per automantenersi. E si vedeva che il Governatore era emozionato. In quella stessa piazza aveva iniziato la sua campagna elettorale, per le regionali, e la cosa era evidentemente una scarica di adrenalina per lui. Per almeno una decina di volte ha ripetuto “voglio aggiungere un’ultima cosa”, per poi riprendere con più entusiasmo e forza di prima. Fino al regalo, di un bellissimo quadro di Sant’Agata, con cui Bianco ha voluto ringraziare questo cittadino onorario in pectore della città dell’elefante. Infine ha preso la parola lui, il candidato Sindaco, la persona su cui si ripongono le speranze di tutta una città per uscire dal baratro buio (e non si pensi sia una metafora, anche ieri la piazza, se non fosse stato per le luci del palco, era totalmente al buio, perché i lampioni erano stati fatti sparire) di questi anni, Il Sindaco che prese, all’inizio degli anni ’90, una città sull’orlo dello sfascio, per renderla una delle più innovative e vitali di tutto lo stivale. Non ha voluto ripercorrere tutto il programma, ma solo quegli elementi che riteneva più importanti per la sua futura, ove venisse eletto, azione di amministratore. Il lavoro, in primis. Lui che fu il Sindaco della creazione dell’Etna Valley, delle migliaia di posti di lavoro nell’hi-tech; certo erano tempi diversi, con protagonisti diversi, ma ripetere quel miracolo sarà uno dei sogni che cercherà perseguirà. Ed ha annunciato che uno dei protagonisti di quella stagione, l’Ing. Pasquale Pistorio, ha già dato la sua disponibilità a dare una mano, per ricreare quel ticket straordinario, a cui la città di Catania, e non solo, deve tanto. Ed ancora il recupero delle periferie, interne ed esterne, della città. Descrivendo non solo quanto ha in mente per Librino (l’ospedale, il liceo polivalente e quello musicale, la nuova stazione di polizia), ma soprattutto quella che forse è la sua idea più folle: trasformare il vecchio ospedale Vittorio Emanuele nel più grande campus universitario del sud Italia, attraverso cui, recuperare tutta la zona di San Cristoforo. Altro punto su cui l’ex Ministro ha battuto, e non solo ieri sera, è la marginalità che oggi colpisce Catania. Negli anni ’90 Catania era una delle città più vitali ed importanti d’Italia, finito quel periodo è caduta in un’apatia sociale ed economica che piano piano l’ha fatta sparire dai contesti economico-sociali più rilevanti. Ebbene Bianco ha mostrato una lettera-appello di tutti i Sindaci delle maggiori città italiane (Pisapia, Doria, Fassino, Renzi, Emiliano, De Magistris, Orlando, Marino), nonché di tanta parte della cultura nazionale, a suo sostegno; perché solo una città che torni ad avere il suo ruolo trainante, in Sicilia, in Italia e nel Mediterraneo, può essere d’ausilio nella ripresa di questa Nazione. Ma, concludendo il suo intervento, Bianco ha sottolineato come, pur partendo da una posizione di vantaggio, la battaglia non è vinta, il Sindaco uscente contenderà fino all’ultimo voto, e il problema dell’astensionismo (secondo calcoli in mano alla coalizione si attesterebbe attorno al 40%) potrebbe essere un freno a questa nuova avventura di rinnovamento cittadino. La serata, dopo gli interventi istituzionali, è andata concludendosi con l’ultima parte musicale, dove artisti importanti, catanesi e no, hanno voluto testimoniare il loro sostegno al nuovo sogno della città: Tinturia, Luca Madonia, Kaballà, Mario Venuti. Ora non resta che aspettare lunedì pomeriggio, per sapere se questa meravigliosa città avrà avuto la forza di ribellarsi ad un destino che sembra ineluttabile, e avrà trovato, di nuovo, la forza di rialzarsi, mettendosi nelle mani dell’unica persona, che negli ultimi vent’anni, ha dimostrato di avere una visione e le capacità per realizzarla. Ed allora davvero non resta che sperare che Catania ce la faccia, perché non si può distruggere tanta bellezza, tanta forza, tanti sogni, sol perché si è perso il coraggio di crederci.
