LA LUNA DI MIELE DI ALESSANDRA MUSSOLINI
Le larghe intese, o per seguire la terminologia politico-gionalistica italiana, l’inciucio, non fanno bene, anzi sono una vera disgrazia, una iattura. E non si pensi che mi riferisca solo al nostro Paese, che certo non ne trarrà alcun beneficio. No, mi riferisco anche a certe posizioni personali, che da questo clima di amore politico, condiviso alla luce del sole, ne escono un po’ oscurate. Oggi c’è una frase che sta girando molto sul web, attirando molti commenti, in genere sarcastici. E’ un riassunto di un’intervista di Alessandra Mussolini, chedice: “Noi e loro anima e corpo. Sembra che noi e il Pd non siamo mai stati avversari. Siamo in piena luna di miele. Ci scambiamo tutti sorrisetti, occhiolini, pacche. In questa realtà sono a mio agio. M5S e Sel sono tremendi, hanno totalmente perso il senso della imparzialità. Invece la parola d’ordine è condivisione. In armonia”. La frase, come tutta l’intervista, merita attenzione, non tanto per la verità contenuta, quanto perché pone alcune questioni di fondo della politica, su cui una riflessione è doverosa. Partiamo da un paio di commenti che ho letto. Andrea Scanzi, su facebook, chiosa così:La vostra armonia, sicuramente. La mia, proprio no.E sinceramente aggiungo che neanche la mia è tanto serena. Su un altrositola dichiarazione viene tacciata come raccapricciante. Non credo che sia tale, affatto. Rispecchia una verità storica, che l’On. Mussolini vive tutti i giorni, e che noi, fuori dal Palazzo, immaginiamo tale. Dunque dicevamo descrive quella che sembra una realtà consolidata. Al momento tra PD e PDL è difficile trovare differenze sensibili. Addirittura, appena si vocifera di qualche legge presentata da una parte, che possa creare imbarazzo all’altra, la stessa viene subito ritirata. Descrivere tutto ciò come una luna di miele mi sembra il minimo. Dunque nessun raccapriccio per la descrizione, direi fisica, del momento politico. tutt’al più grossa delusione e tristezza nel vedere un partito di sinistra cedere su certi valori, e finire con l’essere la sponda di una destra che in questi anni, ed anche attualmente, ha dimostrato di essere restia alla condivisione dei valori minimi di democrazia tracciati nella nostra Carta Costituzionale. E la tristezza, che diventa inevitabilmente rabbia, aumenta quando penso che con questa destra, e con grande armonia (come piace dire all’On. Mussolini), si preparano a cambiare la Carta Fondamentale, attraverso delle modifiche quantomeno discutibili. Fin qui la parte descrittiva, passiamo a quella valutativa. L’Onorevole dice:Sì, quelli lì( n.d.r. il M5S).Almeno due stelle ormai le hanno perse per strada. Adesso si sono pure uniti con Sel: sono tremendi. Hanno totalmente perso l’imparzialità. E’ il termine imparzialità che stona, totalmente. La politica non è mai imparziale, vi sono, è vero, figure imparziali (come il Presidente della Repubblica), ma la politica dei partiti non lo è per definizione. Il termine stesso “partito” deriva dapars, e dà il senso di appartenenza ad un’ideologia, o se consideriamo queste ormai passate (affermazione su cui non convengo del tutto), comunque richiama il concetto di idea, ma idea propria di un gruppo politico, ed in contrapposizione ad altre idee, proprie di altri gruppi politici. Dunque tacciare di essere tremendi dei partiti perché sostengono le proprie idee, e non convergono su quelle della maggioranza, è l’annullamento stesso del concetto di politica che, scusando la ripetizione, è propria dei partiti. La politica non può essere condivisa, essa è ontologicamente divisiva, altra parola tanto di moda; tant’è che una politica fatta di sola condivisione diviene, in definitiva, il suo opposto. Anzi, a voler pensare male, potremmo dire che tutta questa condivisione di idee fa sorgere il sospetto che siamo di fronte ad una totale mancanza delle stesse. E questa, tra l’altro, sarebbe la spiegazione della crisi dei partiti. Soggetti che per natura dovrebbero proporre idee opposte e che invece, tanto per usare la metafora della Mussolini, sono “tutti sorrisetti, occhiolini, pacche” non possono che generare sospetti. Da qui, anche, il successo del Movimento. Quella a cui stiamo assistendo oggi non è politica, è esattamente il suo opposto. Dice ancora l’Onorevole, quasi con meraviglia: Ora discutiamo di ogni cosa. Ecco un altro punto su cui la nostra classe politica ha molto peccato negli ultimi anni. Prima la contrapposizione significava mancanza di discussione, oggi la discussione, armoniosa e diffusa, significa mancanza di politica. Questo perché si è sempre confuso tra contenuto e forma. La vera politica è forte contrapposizione di idee e programmi, ma svolta attraverso una discussione, se non pacifica, quantomeno educata. Invece in Italia, dove i procedimenti normali della democrazia seguono sempre strade strane, abbiamo sempre accoppiato male i due aspetti. Tutto ciò non deve far pensare che non esistano temi su cui la condivisione è naturale, o meglio dovrebbe esserlo. Basti pensare i principi generali della Costituzione, su quelli sarebbe addirittura auspicabile la condivisione. Ma proprio su questi ultimi abbiamo assistito agli strappi più dolorosi da parte della destra, come, ad esempio, le uscite sulla giustizia. Dunque chi oggi si dice felice di questa armonia, sono proprio coloro i quali si sono sempre sottratti dalla pratica della stessa su quegli argomenti che, naturalmente, l’avrebbero richiesta. Paradossale. Un ultimo aspetto. La Mussolini si dice del tutto a suo agio in questa nuova realtà. Non ce ne voglia l’Onorevole, non le crediamo. Ed anche ammesso che sia così, in tutta sincerità, riteniamo che ci perda, e molto. In questo clima di tranquillità non riesce ad emergere il suo lato più noto, che è quello combattivo. Se vi è qualche parlamentare che rischia l’accantonamento, quantomeno mediatico, è proprio chi, in questi anni, si è sempre distinto/a più per la forma aggressiva che per le idee innovative o condivisibili. Vi è il serio rischio che alla fine di questo periodo di pax politica nessuno si ricordi più chi sia la nipote del Duce. D’altra parte se si vuole un clima non divisivo qualche rischio bisogna correrlo, e per molti il rischio è quello dell’oblio, dell’annegamento in questo mare di melassa ideologica. Forse, alla fine, qualche possibilità di trarre del buono, da tutto ciò, dunque vi è
