MACERATA: INTANTO I RICCHI RIDONO DI QUESTA GUERRA TRA POVERI
Siamo al delirio collettivo.E così accade che di fronte alla sparatoria di Macerata c’è chi urla “ammazzateli tutti”, “è ancora troppo poco”, “speriamo sia solo l’inizio”, in un crescendo disgustoso a chi si inventa le parole più truci e muscolari. E il pistolero, il criminale che ha vagato per la città sparando a casaccio su chiunque avesse lineamenti differenti, diventa il “vendicatore” delle masse popolari, quello che “ha avuto il coraggio di fare qualcosa”.Il nemico, insomma, è chi ha la faccia di un altro colore, chi viene dal mare, chi ha un ‘ altro Credo, chi potrebbe grattare qualche briciola di troppo dal piatto ormai troppo vuoto di troppa gente. Le abbiamo già viste mille volte queste dinamiche, nel corso della storia, implacabili, sempre le stesse. Magari cambia il capro espiatorio del momento, una volta gli zingari, un’altra gli ebrei, un’altra i neri, poi sarà la volta dei gialli, o di chissà chi, comunque un “nemico” riconoscibile, facile da individuare, che rappresenta ciò che non si vorrebbe diventare, che non si vorrebbe essere.In tutto questo, a grattarsi beatamente la pancia e a ridersi sguaiatamente addosso è solo quella ridottissima elìte che si è arricchita enormemente sulle spalle della stragrande maggioranza della popolazione, sfruttando leggi concepite apposta, sputando sui diritti di chi lavora, delocalizzando, evadendo, accumulando immensi capitali da inviare nei paradisi fiscali. L’importante è che le rabbie popolari e le frustrazioni non si riversino sui vertici della piramide sociale, sempre più ridotti, sempre più disgustosamente avvoltoi, sempre più lontani dalle condizioni in cui è costretto il resto del Paese. Perché tutto prosegua come ora, insomma.O si riapre e si rianima un sacrosanto e durissimo conflitto redistributivo, dall’alto verso il basso e rivoltando come un calzino le politiche degli ultimi decenni, o mi sa che la barbarie sia alle porte, se non è già entrata.
