MEIN KAMPF. CONOSCERE PER RIFIUTARE

MEIN KAMPF. CONOSCERE PER RIFIUTARE

Non pensavo potesse accadere, ma la vita si sa non è nè bella nè brutta, solo originale, e dunque è accaduto; mi trovo ad essere d’accordo con Sallusti e con la sua scelta editoriale. Giorni fa in edicola, col Giornale,  il primo volume -il piano dell’opera ne prevede sei- del libro di William L. Shirer su Hitler ed il terzo Reich,  acquistando questo volume  in regalo il Mein Kampf di Hitler, nell’edizione rivista che uscì in Italia da Bompiani nel ’38. Ovviamente un’operazione simile in Italia non poteva che generare polemiche fragorose. Ed infatti sia dall’Ambasciata israeliana che dall’Unione delle comunità ebraiche, nonché da altri enti ebraici si è alzato un coro di critiche su questa scelta editoriale. Solo per promemoria, lo fa anche Sallusti (ebbene si ho letto un pezzo di Sallusti!) nell’editoriale di giorni fa, si ricordi che questa stessa operazione era stata fatta in Germania qualche anno fa con il plauso della comunità ebraica tedesca; ma si sa che con il popolo tedesco abbiamo davvero poco in comune, a prescindere da ciò che i dittatori di inizio novecento volevano credere. Questo il mero fatto di cronaca, ma l’operazione del Giornale è davvero così indecente? Prima di rispondere a questa domanda vi è da fare una premessa. Potrebbe essere facile collegare questa scelta con l’approvazione, della norma che inserisce nella legge Mancino, quella contro i reati di discriminazione razziale, un’aggravante per il negazionismo della Shoah (in realtà la nuova aggravante si applicherà alla negazione di ogni ipotesi di genocidio, crimine di guerra o crimine contro l’umanità, ma la Shoah è prevista esplicitamente riconoscendone il valore storico particolare). Sinceramente non ho idea se questo collegamento sia voluto o solo casuale, ma nulla cambia sul giudizio della scelta del Giornale. Nella pubblicità-presentazione, nell’ultima pagina del quotidiano, quasi per giustificare l’operazione, si cita il filosofo spagnolo Santayana che ci ricorda che “coloro che non ricordano il passato sono condannati a viverlo di nuovo”. E questo è sicuramente vero. Ma vi è di più. Nell’introduzione del testo hitleriano, ad opera dell’eminente storico Francesco Perfetti, si ricorda come il libro, che circolava in Europa e non solo (fu tradotto in 16 lingue), era conosciuto benissimo, ma probabilmente non fu mai letto e capito da tutti. E secondo chi scrive ciò si tradusse in errori politici clamorosi, e forse decisivi, preparatori di quell’immane tragedia che fu la seconda guerra mondiale. Ed infatti, mentre Hitler parlava dello spazio vitale necessario al popolo tedesco (spazio verso est) i governi europei lasciavano il dittatore tedesco indisturbato nella sua politica di annessione dell’Austria e della Cecoslovacchia, rafforzando il terzo Reich. Solo De Gaulle, sembra, avesse capito lo spirito del testo e di ciò che vi era dietro, tant’è che temeva l’aggressione della Francia. Nemmeno Stalin -eppure l’espansione verso l’URSS era un caposaldo della politica hitleriana, ribadita spesso anche nei suoi discorsi- evidentemente capì le idee del dittatore tedesco, se ancora negava l’invasione del suo Paese quando l’Operazione Barbarossa era già in atto e le armate tedesche erano già penetrate per diversi chilometri entro i confini sovietici. Ed allora non sarebbe stato meglio che i governanti di un secolo fa quel libro l’avessero letto, e magari anche capito? Non è questa una prova che la conoscenza, di tutto, anche dei pensieri più aberranti, sia sempre il miglior antidoto a che tragedie come quelle del secolo scorso siano previste e impedite? Questo ovviamente vale per il passato e per le scelte politico-strategiche compiute poco meno di 100 anni fa. Ma il discorso è davvero tanto diverso oggi? Non è forse la conoscenza, anche di idee aberranti, il miglior argine contro le stesse? D’altra parte se qualcuno fosse interessato a leggere mein kampf certo non avrebbe, al giorno d’oggi, problemi a procurarselo su internet, dunque se queste reazioni sono dovute al timore che la circolazione di idee, in questo caso antisemite (ma vale per qualunque altra idea/ideologia), siano un rischio della loro affermazione mi sembra sia quanto meno antiquato. Avrebbe avuto, forse, più senso in un epoca in cui le idee circolavano solo grazie ai libri, oggi è solo un timore inutile. Questa polemica, mutatis mutandis, ricorda quella sulla messa in onda della serie Gomorra, quale veicolo di possibile affiliazione alla camorra. Polemiche sterili ed inutili. Un fatto storico non può essere cancellato, esiste o è esistito; ciò che può aver fatto da substrato a quel fatto non può essere ugualmente cancellato né censurato, va invece letto, studiato e commentato (o criticato), anzi deve essere conosciuto dai più. Ciò che diventa clandestino attira sempre di più, ciò che non è conosciuto in prima persona può sempre essere presentato per ciò che non è, e addirittura diventare allettante. Solo la conoscenza diretta di un fenomeno permette a tutti di farsi una propria idea. Da questo punto di vista, è bene sottolineare, sarebbe preferibile che la divulgazione del testo di Hitler sia accompagnata dalla conoscenza dei fatti storici derivati da quello, ed in questo l’operazione del Giornale, circa la pubblicazione della storia del terzo Reich sembra fare una buona operazione culturale e storica. Se proprio vogliamo trovare un difetto è che il libro del dittatore è affiancato solo alla prima parte del testo di Shirer (dove non si parla ancora dei campi di sterminio), ma questa è una chiara strategia di marketing che non credo possa addebitarsi come colpa al quotidiano. Mentre scrivevo queste riflessioni Renzi, tramite il suo mezzo di comunicazione ufficiale -il suo account twitter-, ha definito squallido il fatto che un quotidiano italiano regalasse il mein kampf e ha mandato un abbraccio alla comunità ebraica. La prima considerazione a questa uscita del Premier è quella di chiedermi perchè a lui non capita mai, come succede a tutte le persone normali, di avere, almeno qualche volta, problemi di connessione. La seconda, invece, mi porta a pormi una domanda. Perchè il potere, ed in questo caso è davvero un concetto generale non riferito a Renzi in persona, ha sempre e comunque paura della conoscenza? La domanda forse è retorica, però basandosi sul concetto che l’ignoranza è preferibile si pone in un sistema di pensiero che mi è talmente estraneo che proprio mi sfugge, o forse sono solo ingenuo. Anche se da un politico che basa la sua carriera quasi esclusivamente sulla comunicazione, è abbastanza facile capirne il retropensiero. In conclusione direi che la scelta fatta da Sallusti è invece apprezzabile, e la diffusione delle idee di Hitler in un rapporto costi-benefici, tra possibili nuovi adepti e gente che se ne allontana con più consapevolezza e forza (ammesso che tutti quelli che hanno preso il libro lo leggeranno davvero), penderà sicuramente sui secondi. In generale ogni operazione volta ad aumentare la conoscenza diretta della storia, senza filtri di cattivi (o anche buoni) maestri, è sempre apprezzabile; certo le riflessioni di chi la storia la studia per mestiere sono sempre necessarie, ma anche conoscere in prima persona le fonti è esercizio importante. Così come è importante che le persone conoscano la storia, tutta la storia in ogni suo aspetto, dunque ogni iniziativa volta a questo fine non può che essere applaudita.