NIENTE PIU’ MAIALE. E NIENTE PIU’ GNOCCHI
E pensare che da un po’ di tempo volevo scrivere il fastidio, l’irritazione, e persino il dolore che mi provoca sentire ripetere la parola ‘maiale’ o ‘porco’ per rappresentare gli uomini molestatori! Ho molto rispetto per tutti gli animali, anzi per tutto il regno animale (a cui anche noi di razza umana apparteniamo…) e quando sento dire in modo dispregiativo ‘sei un animale’ riesco a giustificare chi si si esprime così solo con le parole del Vangelo “Perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Infatti credo sia un problema di conoscenza, di ignorare quante connessioni cerebrali li attraversano, quanti sentimenti provino, e tanti in comune coi nostri. Il maiale più di tutti. Ecco perché non lo mangio più. Era la mia carne preferita, ma ormai a Capodanno solo lenticchie senza cotechino! Ma quando vieni a conoscenza che i maiali sono empatici, addestrabili, fedeli, attaccati al padrone come e più dei cani, che dal punto di vista emotivo provano paura e gelosia, che hanno un grande senso della famiglia… non ho più potuto affettare un salame. Mi sarebbe sembrato come affondare il coltello nel mio amato cagnolino! L’esperta etologa Baumgartner ci invita a riflettere: “Le loro abilità cognitive sono tante e profonde, paragonabili forse a nessun’altra specie animale. Li mangiamo, ma dovremmo – se non sentirci cannibali – pensare a quanto ci sono simili e farli vivere in modo umano, non con l’allevamento in batteria”. E anche senza disprezzarli paragonandoli a uomini laidi o addirittura a una povera donna innamorata. Niente più maiale ma anche niente più gnocchi.
