PORCELLUM. UNA LEGGE ELETTORALE PEGGIORE DI QUELLA DEL REGIME FASCISTA
Uno dei pochi punti su cui tutto l’arco costituzionale concorda è che la legge 270/05 è esattamente ciò che dice il nome con cui è nota, un “porcellum”. Lo è sempre stata per la maggior parte degli elettori, lo è diventata per i parlamentari del PDL dopo la sconfitta elettorale. Eppure a 3 mesi dalle elezioni, in cui ha dimostrato tutta la sua natura di legge assurda, è ancora vigente. Ma forse, e ribadiamo forse, lo sarà ancora per poco; perché se è vero che non si dovrebbe avere per via giudiziaria ciò che non si riesce ad ottenere per via politica, famoso dogma della destra italiana, ciò non vale per l’incostituzionalità delle leggi. La Cassazione, con sentenza del 21 marzo, motivazione depositata oggi, ha sollevato la questione di costituzionalità di alcune parti della legge elettorale. Due sono i punti su cui i Giudici del Palazzaccio hanno ravvisato la non manifesta incostituzionalità delle norme, il premio di maggioranza e la mancanza delle preferenze. Sul primo punto i massimi giudici hanno ravvisato come il premio, che ricordiamo lo stesso Presidente Napolitano aveva definito abnorme, che scatta anche con un minimo vantaggio di voti, possa violare l’art. 3 della Carta Fondamentale. Infatti si chiedono i magistrati se la finalità della governabilità possa giustificare un premio talmente ampio, in termini di seggi, senza che sia prevista almeno una soglia minima di voti da raggiungere. Un secondo profilo che ritengono di dubbia costituzionalità è relativo al fatto che tale meccanismo favorisce la creazione di aggregazioni di liste che il giorno dopo le elezioni potrebbero venire meno. Ed infine si pongono il dubbio che tale sistema alteri gli equilibri istituzionali, in quanto una maggioranza, risicata in voti, ma ampia in seggi, elegge figure istituzionali che durano un tempo maggiore della stessa maggioranza politica che le ha elette, il riferimento è ad esempio al Presidente della Repubblica. Per quanto attiene, poi, al Senato, l’irragionevolezza è ancora più evidente. Infatti, calcolandosi il premio su base regionale, ed essendo lo stesso diverso da regione a regione, i vari premi su base territoriale potrebbero elidersi a vicenda, mancando la finalità propria del meccanismo, cioè quella di assicurare la governabilità; se avete qualche dubbio, basti pensare al Parlamento odierno. Anche la mancanza delle preferenze, secondo i giudici di piazza Cavour, è sospetta alla luce dei parametri della Carta Fondamentale. dubbi che nascono sul principio del voto diretto e del principio per cui i parlamentari svolgono la loro azione senza vincolo di mandato. Addirittura pongono il dubbio del rispetto della libertà del voto. Ve ne era una preliminare, quella secondo cui, in dottrina, si pone il dubbio della possibilità stessa di sollevare la questione di costituzionalità delle leggi elettorali. La questione è stata risolta in senso positivo dalla Cassazione, ma il dubbio permane, e sarà argomento per la Consulta. Sulla stampa si può leggere una certa euforia, quasi l’ordinanza della Corte di nomofilachia fosse un preludio alla dichiarazione di incostituzionalità del porcellum. Addirittura, in un impeto di condivisione, e di ignoranza dei meccanismi processuali, ho letto la Cassazione dichiara incostituzionale il porcellum. E’ chiaro che così non è, e si dovrà aspettare la pronuncia della Corte Costituzionale, che personalmente non ritengo scontata, soprattutto sul premio di maggioranza. Anche nel mondo politico, con grandissima ipocrisia, sembrano sentirsi grandi sospiri di sollievo. Il timore è che i nostri rappresentanti, con la scusa di attendere la decisione della Consulta, blocchino ogni discussione sulla riforma elettorale, che sarebbe l’ennesimo atto di irresponsabilità da parte loro. Infatti non è scontato che il Governo e la stessa legislatura durino fino all’attesa pronuncia. Speriamo che lo capiscano, ed in un impeto di amore per il Paese decidano di dotare il nostro sistema di una legge elettorale degna di una Nazione democratica, e non ci costringano a votare nuovamente con questa legge porcata, che come ha giustamente notato la Cassazione, nel prevedere il premio di maggioranza, senza una soglia di voti, riesce ad essere anche peggiore della legge Acerbo, che almeno la soglia del 25% dei voti la prevedeva. In effetti in democrazia ci ritroviamo, grazie alla destra, una legge peggiore di quella del regime fascista!
