‘RENZIE’ FA LA TARMA. PER COSTRUIRE IL SUO NUOVO PARTITO DI DESTRA.

‘RENZIE’ FA LA TARMA. PER COSTRUIRE IL SUO NUOVO PARTITO DI DESTRA.

Erano un po’ di settimane che aspettavamo le mosse di Renzi, che probabilmente le avrà anche fatte in modo sotterraneo, ma finalmente sembra uscire allo scoperto. Si considerino due interviste del Sindaco di Firenze; stesso giornale, Il Messaggero, stessa giornalista, Barbara Jerkov, strategie antitetiche. Nell’intervista del 13 marzo scorso disse la famosa frase, che incise e non poco nelle scelte successive del PD,“In un Paese normale, all’indomani di elezioni con questo esito faresti un accordo di grande coalizione, come accadde in Germania, tra centrodestra e centrosinistra. Le anomalie del sistema italiano sono evidenti laddove manca un reciproco riconoscimento tra destra e sinistra. Io mi sono speso proprio nel tentativo di riportare i toni alla civiltà del confronto, per cercare – come dire? – di portare il dialogo tra chi vince e chi perde su un piano più americano e meno caciarone. Invano”. Chiosiamo noi, tanto invano non proprio, visto il Governo attuale. In quella fase – che era quella in cui si cercava di far nascere un Governo Bersani con i pentastellati, magari tramite un loro appoggio esterno -, Renzi, sosteneva anche la tesi per cui inseguire il Movimento era uno dei grandi errori di Bersani. Intervista di ieri. Dice il Sindaco “Io l’avevo previsto già mesi fa: si spaccheranno molto rapidamente. C’è una parte dei 5Stelle che giustamente vuole ragionare con noi. E proprio le riforme sono il terreno su cui possiamo e dobbiamo sfidare Grillo. Grillo ha chiaramente perso le elezioni. Volevano dimezzare i parlamentari, l’unica cosa che hanno dimezzato sono i loro voti. Però i temi che Grillo pone, dall’abolizione del finanziamento pubblico alla semplificazione istituzionale, non è che siano meno forti di prima. Allora dico: ragazzi, lavoriamo insieme”. In pratica è arrivato alla stessa posizione bersaniana di due mesi fa. Qualcosa è cambiato? Si. Questa nuova strategia renziana è la prima ed evidente conseguenza delle elezioni amministrative. Rientra tra le prime naturali contromosse dei partiti dopo l’inizio del disfacimento del Movimento. In pratica, Renzi, almeno apparentemente, sta seguendo lo schema del PD del post voto, ma forse nel momento giusto, a differenza di quanto fece l’ex Segretario, all’indomani delle elezioni di febbraio. Vi è da dire che Renzi, su alcuni temi, è più vicino a certe demagogiche posizioni del Movimento, in primis sull’abolizione del finanziamento ai partiti, sicchè un certo vantaggio può vantarlo, rispetto ad un uomo dell’establishment partitico. E dalla sua parte vi è anche il fatto che si tratti di un politico abbastanza nuovo, e dunque una figura più accettabile per i 5 stelle. Ma il gioco di Renzi è chiaro, in un momento di fibrillazione del Movimento, in cui molti elettori e parlamentari sono molto insoddisfatti della linea, e non solo, dettata dai grandi capi, vuole provare a creare una spaccatura (che nei fatti forse già c’è). Il punto fondamentale da comprendere è dove si vorrà, poi, posizionare; se vuole attrarre quei voti nell’area di centrosinistra, oppure operare una spaccatura anche nel PD, per creare qualcosa di nuovo nell’area liberale, a lui più congeniale. Una cosa è sicura, Renzi si sta muovendo, e nel PD iniziano, finalmente, le grandi manovre da lui dirette. La prima mossa si è avuta ieri, quando un uomo di Renzi ha presentato una mozione sul Mattarellum. Si sa che il tema della legge elettorale rischia di far cadere il Governo, ed infatti molti dentro al PD pensano che questa potrebbe essere l’idea del Sindaco. A ciò si aggiungano le sue parole, in cui dà una strigliata alla compagine governativa “L’unica preoccupazione è che governo e maggioranza rinviino troppo, con il rischio di fare melina. Non vorrei che il governo delle larghe intese diventasse delle lunghe attese”, ed il quadro sembra chiaro. Non è da escludere che l’improvvisa accelerazione di Renzi dipenda anche dal fatto che nel nuovo organigramma del PD, Epifani non abbia voluto accontentare il Sindaco, rifiutando ad un suo uomo la macchina organizzativa del partito. Forse è cominciata la resa dei conti di Renzi all’interno del PD, sicuramente sono iniziate le sua mosse all’esterno, cominciando, appunto, a blandire i delusi del Movimento. Dal canto suo Grillo, che ha subito il colpo delle amministrative, tra considerazioni deliranti, fa capire quale sarà la sorte di chi vuole riallacciare i fili del discorso con il PD:Chi si è candidato per il M5S al Parlamento e vuole un accordo con il pdmenoelle scordandosi degli impegni elettorali e della sua funzione di portavoce per realizzare il nostro programma, è pregato di avviarsi alla porta. E’ meglio buttarsi nel vuoto da soli che essere spinti. C’è più controllo.Il M5S cresce ogni giorno, è un fatto, così come è un fatto che è stato il più votato alle politiche. Non abbiamo fretta. Il quadro al momento è abbastanza chiaro. Nel PD si cerca di mettere all’angolo Renzi per continuare l’esperienza del Governo di larghe intese, nel Movimento si registrano ampi malumori per linea e conduzione tattica e si comincia a guardarsi in giro, Renzi inizia le manovre per prendersi partito e parte di elettori ed eletti pentastellati. Ma ha anche alcune carte per blandire, o sfidare, il PDL. Renzi si sa è un ammiratore del modello francese, e questa potrebbe essere una via per intavolare nuovi discorsi con il Cavaliere, con cui i rapporti non sono mai stati di forte attrito. Se a questo aggiungiamo che alla domanda della giornalista, che faceva notare come il successo di Roma è anche frutto dell’accorso con SEL, il nostro risponde distinguendo tra il voto di Roma e la politica Nazionale, il quadro, nella visione renziana, è abbastanza chiaro. Continuare lo slittamento del PD, o di una sua parte, verso il liberalismo, aggiungervi parte del Movimento in uscita dalla gabbia grillina, e continuo dialogo con la destra. E’ ciò che andiamo ripetendo da mesi, sarebbe il giusto epilogo della parabola personale e politica di Renzi, che nel PD ancora non ci capisce cosa ci stia a fare, o meglio lo si può intuire. Ma la sua azione, di democristianizzazione del partito, difficilmente avrà successo, molto più probabilmente porterà alla divisione dello stesso. Ed allora, forse, la politica italiana sarà un po’ più chiara.