SANREMO, FACCI LA GRAZIA, I NOSTRI FIGLI EDUCALI TU
La questione della violenza di genere non mi è affatto estranea. Me ne occupo da tempo e l’ho vissuta da vicino, cosi’ come conosco bene la realtà giovanile.Parlo ogni giorno con adolescenti e so che nel 90% dei casi il linguaggio che usano tra di loro non corrisponde ai comportamenti. Conosco ragazzine molestate e anche violentate, ma quasi sempre ad opera dimaschi più adulti, magari quelli che per età sono cresciuti con “passerotto non andare via” o “fiori rosa, fiori di pesco”.A questo proposito, ricordate Battisti quando cantava “ guidare a fari spenti nella notte per vedere se è cosi’ difficile morire”? Lo denuncereste per istigazione al suicidio o all’omicidio stradale?Conosco di persona rappers, idoli giovanili, che per linguaggio usato nelle loro canzoni ti farebbero rabbrividire e so che il loro altro non è che il codice esagerato, eccessivo che la stragrande maggioranza degli adolescenti usa. Da sempre.Lo usavo anch’io. Eccedevo, sbracavo. Provocavo.Non sono i ragazzini ad avere bisogno di essere educati, ma gli adulti. Quelli che non li capiscono e a maggior ragione quelli chenon danno loro gli strumenti per continuare a riconoscere la differenza tra atteggiamenti esibiti e comportamenti reali. Differenza che si apprende tra le mura domestiche, non guardando Sanremo, che comunque non guarderebbero.Ma poi ditemi? Quanti di noi, seppur genitori attenti, fino ad ora conoscevano i testi di Junior Cally? Nessuno. Proprio perche’ di quel che fanno, consumano, pensano i ragazzi non sappiamo un bel nulla.Quindi il problema è Sanremo? Non scherziamo. E soprattutto non nascondiamoci.Si’, sarei lieto di aiutare il mio amico Amadeus, perche’ sono un professionista della comunicazione ed è in questo che ha sbagliato. Se si vuol fare di Sanremo la vetrina delle tendenze musicali del momento ci sta anche Junior Cally. La differenza sta nel non invitarlo solo per suscitare scandalo e invece – magari – scambiarci due parole sul palco.Ma resta il fatto che non è all’Ariston che i miei figli devono imparare la differenza tra parole e fatti, bensi’ a casa mia.
