SICILIA, TERRA DI MAFIA. COME DICE FERRARA.

SICILIA, TERRA DI MAFIA. COME DICE FERRARA.

Dunque l’essenza della Sicilia sarebbe la mafia. Ferrara dixit. O forse no. Il direttore del tg di La7, Mentana, pare abbia smentito questa frase del direttore del Foglio. Poco importa, perché ieri tra i vari commenti ai link, più o meno indignati, che riportavano la frase di Ferrara, ho letto persone che si ponevano il problema della veridicità dell’affermazione. E penso che tra di essi vi fossero molti siciliani. Dunque, prescindendo dal fatto che questa frase sia stata detta o meno, chiediamoci se possa avere una parvenza di credibilità. Come giustamente ha fatto notare la collega Fanelli, nel suo articolo sul caso, l’essenza di qualcosa è la cosa in sé, quanto ne definisce la natura. Ma cos’è la mafia? Dunque prescindendo dalla definizione letterale del codice penale, ma a quella riferendoci, è innanzitutto un’associazione criminale. Ma si specifica ulteriormente, che trattasi di associazione dl carattere particolare, poiché trae la propria forza dal mero esistere del vincolo tra associati, vincolo che reca in sé una capacità di intimidazione, da cui scaturisce l’assoggettamento e l’omertà di coloro che la subiscono, e che da tale situazione nasce la capacità di commettere delitti a condizioni favorevoli. In giurisprudenza si parla di metodo mafioso, di un’associazione, facendo riferimento a due aspetti: da un lato la capacità di intimidire che nasce dall’esistenza stessa del rapporto tra associati, dall’altro la situazione di assoggettamento ed omertà susseguente. In pratica dire che l’essenza di una popolazione è la mafia, significa dire che quella popolazione, nel nostro caso i siciliani, poiché idealmente uniti, se non tutti almeno la maggior parte, hanno la forza di sottomettere le restanti popolazioni, italiote o straniere non si sa, in quanto fanno paura. Fuori da questa esegesi, la frase di Ferrara (ammesso che l’abbia realmente detta) sarebbe una stupidaggine diffamatoria. Ed in effetti la storia della Sicilia, attraverso i secoli, dà esattamente ragione a quell’affermazione. Infatti nel VII secolo A.C., quando si fondarono le prime colonie greche, le popolazioni allora esistenti sul territorio dell’isola, proprio grazie alla loro aggregazione, creavano grande timore nei nuovi colonizzatori. Tant’è che spesso gli ultimi arrivati, che partivano senza le rispettive donne, erano talmente terrorizzati dai proto siciliani, che si trovavano moglie semplicemente sequestrando le temibilissime femmine sicule. Per non parlare dell’unità d’intenti dei nuovi padroni ellenici, durante il VI secolo, quando la Sicilia, divisa per città-Stato, visse un periodo di feconda prosperità tratteggiato dalle guerre promosse dai vari tiranni locali, contro gli altri insediamenti greci; e talvolta anche con l’aiuto di altre popolazione, come nel 480 A.C., quando il tiranno di Himera, Terillo, chiese aiuto ai cartaginesi, per la guerra contro Gelone di Siracusa. Certo i cartaginesi erano terrorizzati dalla mafiosità dei siciliani, ma andarono ugualmente a combattere. Dato l’esito sarebbe stato consigliabile un po’ di timore in più. Facendo un salto in avanti di 200 anni, arriviamo al 280 A.C., anno in cui è riscontrabile un altro fulgido esempio del terrore che le popolazioni siciliane incutevano negli stranieri. Pirro, proprio Pirro il re dell’Epiro, sbarcò a Taormina, e nel giro di due anni fece piazza pulita delle varie popolazioni instaurate sull’isola, prima di essere costretto a tornarsene in Italia; probabilmente per la paura, cresciutagli in seno, dovuta alla conoscenza di quella feroce popolazione, che stava prendendo a calci giornalmente. Passiamo al periodo romano. Anche l’arrivo dei romani in Sicilia è una storia che conferma la nostra tesi. Sbarcati per contrastare, principalmente i cartaginesi, combatterono con Siracusa solo perché quest’ultima era alleata con i primi. Ma la paura storica ingenerata dagli abitanti dell’isola fu tale che Gerone II, dopo una sonora sconfitta, divenne alleato fedele della nuova potenza. Inizia la storia siciliana come provincia romana. Periodo tranquillo, ma in cui i nostri antenati non mancarono di far sentire il peso dalla loro terribile capacità di intimorire chiunque. Vi furono, infatti, ben due rivolte, durante il dominio di Roma. Come si può facilmente immaginare, proprio grazie alla paura che i siciliani infondevano alle altre popolazioni, i romani si guardarono bene dal reprimerle. Peccato che i consoli Publio Rupilio, nel primo caso, e Manio Aquilio, nel secondo, non fossero a conoscenza delle doti pericolosissime dei siciliani, e nel giro di un paio d’anni, in entrambi i casi, sedarono le rivolte. Certo il periodo di pace e floridezza come provincia romana dovette addormentare i terribili siciliani, che infatti furono conquistati senza problemi dai vandali di Genserico, nel 440. Se il dominio romano aveva fatto scemare il potenziale terrorizzante siciliano, il periodo medievale è prova di come il mondo intero abbia avuto paura dei terribili nativi della Trinacria. Ed infatti, tra l’827 ed 1500, la Sicilia fu invasa e conquistata da: musulmani, normanni, angioini e aragonesi. E’ evidente come tutte queste popolazioni non fossero state edotte della capacità mafiosa, e dunque del potere di intimidazione, dei siciliani. Avessero avuto anche loro certi giornalisti. Ma anche in mancanza di notizie giornalistiche sulla spietata cattiveria e temibilità dei siciliani, i poveri francesi lo scoprirono a loro spese. Infatti il 31 marzo del 1282 iniziò la rivolta, nota come i Vespri siciliani, che avrebbe ricondotto l’isola agli isolani. La rivolta, iniziata a Palermo, fu una vera e propria carneficina, che doveva ristabilire il primato dei siciliani contro ogni invasore. I francesi lo scoprirono subito, ed anche gli spagnoli, che ad agosto invadevano l’isola e l’avrebbero conquistata di lì a poco. E ci sarebbero rimasti, però spaventati da morire, solamente fino al 1713, quando terrorizzati dagli abitanti, notoriamente mafiosi, non esitarono a cederla ai Savoia, in occasione del trattato di Utrecht. Ma evidentemente gli spagnoli erano duri a comprendere la caratura criminale dei siciliani, tant’è che riconquistarono l’isola nel 1734, sottraendola agli austriaci, che nel frattempo ne erano divenuti padroni. Ma una terra essenzialmente mafiosa non accetta padroni troppo a lungo, anche perché nessuno la vorrebbe, ed infatti dovranno passare più di 120 prima che i borboni vadano via dall’isola. Volontariamente, non si pensi. Lo sbarco di Garibaldi e dei suoi mille, fu solo una causa accidentale. Ah già Garibaldi, tra due giorni sarà il 153° anniversario dello sbarco di Marsala. La capacità d’intimidazione siciliana era tale che il generale per conquistarla, e regalarla ai piemontesi, mise su un esercito di proporzioni enormi, mille soldati. Secondo alcuni storici è proprio in questo periodo che si viene ad ufficializzare il termine mafia, e sempre secondo alcuni storici la mafia fu utilizzata dai nuovi governanti piemontesi per tenere a freno le rivolte popolari. Ma non dovevano essere loro ad essere spaventati dai siciliani, essenzialmente mafiosi? Bisogna riconoscere, però, che gli ultimi decenni danno pienamente ragione alla tesi. Infatti il resto d’Italia ha vissuto in un crescendo di timore verso i siciliani. Come le grandi industrie petrolifere che mai si sono sognate di costruire impianti inquinanti sul territorio dell’isola, e nelle pochissime eccezioni, per paura dei siciliani, hanno adottato tutte  le cautele per non inquinare l’ambiente. O vogliamo parlare, venendo ai nostri giorni, del terrore provato dagli americani? Mai avrebbero pensato di installare una postazione di antenne, potenzialmente letale per la salute dei siciliani, proprio al centro della terra della mafia. Ma pensate che siano pazzi loro? Questo breve excursus storico rende pienamente ragione a quanto detto, o non detto, da Ferrara. La nostra essenza è proprio la mafia. Siamo intrinsecamente capaci di ingenerare terrore in qualunque altro soggetto non siciliano, ed infatti nei secoli tutti ci sono stati lontani. Ed in effetti aveva ragione Cicerone, quando scriveva: [Sicilia] prima docuit maiores nostros quam praeclarum esset exteris gentibus imperare ([La Sicilia] fu la prima a dimostrare ai nostri antenati quale nobile compito fosse dominare su popoli stranieri). L’abbiamo insegnato così bene che praticamente ogni popolazione che abbia navigato nel Mediterraneo si è sentita in dovere di venirci a dominare, e detto per inciso sfruttare; e se anche incutiamo terrore, per la nostra essenza mafiosa, evidentemente il piacere di dominarci deve essere più forte di ogni capacità intimidatrice, da noi spiegata nell’arco della storia umana. Ed allora forse, ma dico forse, quella teoria proprio esatta non è. E attenzione, se provate a dire che non è così, vi faccio trovare una testa di capretto, davanti la porta di casa.