SULLA CAUSA DELLA MORTE DI DANIELA CARRASCO MOLTE INCERTEZZE
Non si hanno certezze sulla morte di Daniela Carrasco, anche se il suicidio pare sia la pista più accreditata. Eppure nei giorni precedenti si è diffusa la notizia che fosse stata stuprata ed uccisa dai poliziotti cileni durante la repressione dei tumulti. Una notizia brutale che è diventata virale tanto che la “Mimo” è divenuta simbolo dei manifestanti cileni e non solo: sabato, nella piazza romana di “Non una di meno”, si è invocato il suo nome. Questa storia è emblematica e deve servire per il futuro. Alcune considerazioni:1) Avendo una passione per l’America Latina, sono amico di vari colleghi che vivono e collaborano da lì. Da subito, alcuni hanno sottolineato un aspetto: i media italiani sparavano a bomba la notizia dell’uccisione di Mimo mentre altri media esteri erano più cauti. Con uno di loro mi sono confrontato via chat. Mi scriveva: “Guarda, in Cile la notizia è dubitativa bisogna ancora verificarla”. Ciò avviene perché in Italia abbiamo un giornalismo sciatto e sensazionalistico. Si insegue lo strillo, spesso proveniente dai social, senza accertarsi della notizia. Mi viene in mente il libro “Slow Journalism” del mio amico Daniele Nalbone2) Occhio alle fake news. Questa storia dimostra che non ci cadono soltanto gli ignoranti fasciosovranisti o chi non ha gli strumenti intellettivi per comprendere la veridicità di un fatto. Ci vuole, per il futuro, più cautela.3) Ciò non cancella i fatti: la repressione del governo cileno contro i manifestanti è brutale. E in piazza ci sono già stati molti morti e feriti. Il problema è che – sposando quel che sembra una fake news – si è prestato il fianco alla propaganda del governo che ora negherà qualsiasi responsabilità su eventuali violenze. Insomma, il movimento si è fatto un autogol mediatico. Ed è un peccato.Con la piazza cilena in rivolta, sempre.Con il giornalismo che verifica le notizie, sempre.
