TUTTE LE SCONFITTE DI VELTRONI.
Oggi sul sito dell’espresso è uscita un’anteprima dell’intervista a Veltroni, che sarà pubblicata, per intero, sul numero di venerdì 17. Ma è sufficiente leggere questo primo stralcio per farsi un’idea del contenuto. E della politica del PD degli ultimi anni. Vi sono compresi tutti gli errori della sinistra. Ed il primo di essi, che sottolineiamo sin dal giorno dopo le elezioni, è l’incapacità di riuscir a fare un’analisi post-voto correlata alla verità storica. In questo caso, il vizio lamentato, deriva dal confronto tra il voto di febbraio e quello del 2008. Per l’ex Segretario, le ultime elezioni rappresentano la peggior sconfitta della storia della sinistra, negli ultimi 50 anni. E snocciola numeri, per cui il PD ha perso 3 milioni e mezzo di elettori, senza riuscire ad intercettarne nemmeno uno degli oltre 5 milioni persi dal PDL. Il problema è un altro. Alle ultime elezioni, quelle del 2008, in cui Veltroni era il candidato Premier, il centrosinistra risulta aver perso quasi 5 milioni e mezzo di voti rispetto al 2006, con Prodi candidato Premier, poi risultato vincente. Forse prima di parlare di peggior sconfitta, almeno in termini di voti persi, un piccolo ripasso sarebbe stato meglio farlo. Se poi, invece, il giudizio era più complesso, e teneva conto della situazione politica generale, bisogna ricordare che nessuno, prima di Bersani, ha dovuto far i conti con il populismo grillino, in una situazione economica drammatica. Comunque fin qui nulla di nuovo, l’incapacità di analisi del voto è una delle prerogative della sinistra postcomunista. Ma anche nelle analisi interne, e prettamente politiche, il discorso cambia poco. Per Veltroni il problema è da ricercare nel fatto che il PD ha rinunciato al suo obiettivo fondamentale: il riformismo. O meglio fare del riformismo la maggioranza politica a guida del Paese. Forse anche questa analisi è carente di alcuni passaggi. Si sono mai chiesti che tipo di riformismo hanno inseguito con quell’operazione politica? Un riformismo sociale grazie ai vari Fioroni, Binetti ecc. ecc.? Con il loro immobilismo in tema di diritti civili, con il loro anticostituzionalismo in tema di scuole private? Forse, la verità, è che il tipo di riformismo che una sinistra dovrebbe perseguire non è in linea con certi conservatorismi provenienti dalla parte cattolica, imbarcata nella fusione che portò al PD. E che il riformismo invocato da Veltroni sia qualcosa di diverso da quello consono ad un grande partito di sinistra lo sentiamo negli echi dell’intervista, quando copre il Governo Letta, a cui ha dato la fiducia, con l’alone della necessità. Pur riconoscendo tutta la serie di errori in cui è caduto il PD, dal giorno dopo le elezioni. Ma anche ripercorrendo quella fase, Veltroni continua a immaginare qualcosa che non è accettabile. Per l’ex Segretario si sarebbe potuto, forse dovuto, provare a fare sin da subito un Governo del presidente, guidato dalla Bonino. Allora è questo il riformismo veltroniano? Immaginare, come optimum, un governo presieduto da una iper liberista? Io penso che gli elettori del PD abbiano in mente altro come concetto di riformismo. Continua, ancora, Veltroni, indicando che questo Governo dovrebbe porsi come scopi, oltre quello di governare la crisi economica, quello di presentare un pacchetto di riforme istituzionali, in cui vedrebbe bene il semi-presidenzialismo. Rifiuta l’idea del rischio populista in Italia, provando a capovolgere il ragionamento, per cui sarebbe il populismo ad essere la risultante dell’immobilismo politico. Per Veltroni la forza della democrazia sta nella capacità di decidere e di controllare chi decide. Vero questo punto, ma a determinate condizioni, che il suo riformismo, e quello del PD (e dei suoi antecedenti), non sono riusciti a creare in Italia; prima tra tutte un’informazioni libera e scevra da condizionamenti dovuti al conflitto di interessi. In una situazione, come quella attuale, l’idea semi-presidenziale fa inorridire. Sinceramente comica la parte dedicata all’antiberlusconismo. Nell’ordine le boutade sono: ci abbiamo messo troppo a capire cosa fosse il berlusconismo, tralasciando che prima ancora che si candidasse, sui giornali c’era tutta la sua vita (tessera P2 compresa), e cosa fosse ed a cosa mirasse lo si era capito benissimo; l’antiberlusconismo è diventato programma politico, ed infatti non è stato mai applicato, come tutti i programmi della sinistra, visto che hanno sempre votato a suo favore sulla questione dell’ineleggibilità, mai fatto il conflitto di interessi, venuti in suo soccorso, con assenze pesanti al momento dei voti, facendo passare varie leggi ad personam, e la lista di questo programma politico irrealizzato potrebbe continuare ancora un po’; nella campagna politica del 2008, lui non ha mai citato Berlusconi, per sottrargli voti, forse se lo avesse nominato, spiegando cosa avrebbero fatto per risolvere la più grande anomalia della nostra democrazia, non avrebbe portato il centrosinistra a perdere quasi 5 milioni e mezzo di voti; ma la più carina è che il Cavaliere si batte indicando un’idea di società alternativa, ed è per questo che governano con lui. Infine, alla domanda sul pericolo che questo Governo possa farci tornare alla prima Repubblica, il nostro ammette che tale pericolo ci sia, ma sottolinea che il pericolo è per l’Italia, mica per la sinistra. E su questo concordiamo in pieno, e lo stiamo già vivendo. E conclude con un perentorio richiamo alla discontinuità che non può essere assicurata da tutti gli ismi del mondo (grillismo, berlusconismo, moderatismo), ma solo dal riformismo, senza cui l’Italia andrà a morire. Concordiamo in pieno, su questa analisi siamo in perfetta sintonia con Veltroni, il problema è che oggi in Italia il riformismo non appartiene al PD, che infatti prima ha tentato il Governo col grillismo, per farlo poi col berlusconismo, per attestarsi in un mortifero moderatismo. Anche noi staremmo cercando il riformismo, solo che a cercarlo dalle parti del Nazareno perdiamo tempo.
