UN DECRETO PIENO DI PAROLE ROBOANTI. CONTE TRASMETTE FRAGILITÀ E INCERTEZZA
Un po’ debole. Un po’ tanto. Abbastanza rivelatrice l’ipertrofia di aggettivi roboanti per introdurre il decreto, per connotare lo sforzo. Io ho percepito una insicurezza e una fragilità tangibili, mi era evidente la postura difensiva, l’involontario paternalismo di chi vuole avere tatto ma finisce per trasmettere incertezza, anche spaesamento. Per ora è quasi il meglio che possiamo permetterci, in Italia e in pandemia. Penso però anche che in una situazione eccezionale come questa sarebbero pochissimi i governi che finirebbero per prestare il fianco a critiche e borbotti di gente inconsistente come Salvini e Meloni. Si vede che Conte è una persona per bene, sinceramente preoccupato. Ma si vede anche sempre, e continuerà a vedersi, che non è un leader politico, tantomeno uno statista. Semplicemente. Credo che lo sappia, e forse va anche bene così. Basta non farsi illusioni. Per il resto, teniamo duro, state lontani dai vostri nonni – al netto della confusione su questa roba delle “riunioni” e “visite” in famiglia – e speriamo di essere altrove verso luglio
