VACANZE SI, VACANZE NO. LA PREGHIERA DI PAN
Raccontino della notte. Seconde case sì, seconde case no. Vacanze sì, vacanze no. Dopo 50 e passa giorni di arresti casalinghi, cominciamo ad essere tutti un po’ fuori di testa. C’è chi pesta i piedi per farsi un tuffo al mare, quelli che il mare ce l’hanno. Agli altri andrebbe già di lusso farsi un giro al lago o su in montagna. Ricapitoliamo. Se ho ben capito, ma non ci giuro nel ginepraio di DPCM e ordinanze regionali, io che ho casa a Ponte di Legno (la casa è dell’amata Minnie che mi ospita), un fine settimana lo farei . Magari il week-end dopo il 4 maggio. Poi scopro che ci posso andare solo il lunedì o il martedì o il mercoledì o il giovedì, in giornata. E ‘per manutenzione’. Se perde il rubinetto, piglio , vado e torno. Poi mi si dice che a Ponte nel week-end ci potrei andare in bicicletta: 170 chilometri, due ore e un quarto di viaggio, in auto, autostrada compresa, la Cremona-Brescia, vietata ai ciclisti. Io non sono né Coppi né Bartali e se anche mi venisse in mente di fare un colpo di testa, dopo 20 chilometri dovrebbero soccorrermi, portarmi in ospedale e darmi l’ossigeno. Come se i medici non avessero altro da fare. Mi manderebbero a quel paese. Mi chiama un’amica dell’amata Minnie. Ha casa sul Lago di Garda. È furiosa. «Ti pare normale che io nel fine settimana non possa andare al lago? Osserverei le regole, ma, almeno, godrei di un panorama diverso». «Ti capisco, ma è così». Tutti pensiamo già alle vacanze. Non si è ancora capito se le dovremo fare nella stessa regione di residenza. A me in ogni caso, va bene, perché Ponte di Legno è l’ultimo paese della Val Camonica. La mia amica che ha casa a Ponte come me, mi dice: «Pensa che sfortuna se l’avessimo a Vermiglio», dopo il Passo del Tonale, il primo paese del Trentino. Molti cremonesi hanno casa in Versilia, immagino come stiano sulle spine in attesa di chiarezza dei politici. Butto giù queste riflessioni, perché ho la sensazione che, forse, ci stiamo un po’ dimenticando di essere tuttora in piena emergenza sanitaria. L’invisibile bastardo viaggia ancora insieme a noi, magari a potenzialità ridotta, ma viaggia. Io mi fido dei medici. Come Angelo Pan, primario di Malattie Infettive del nostro ospedale Maggiore. Lo sento in un’intervista al Tg 3. Pan è oggettivamente un bell’uomo, ma mi è parso molto stanco. Invita alla massima prudenza. «Non sappiamo ancora da che parte finiamo con questa epidemia e quante saranno le ondate e quanto saranno alte. Le assicuro che ci sarà un andamento ondulatorio, con periodi con un numero basso di casi e periodi con un numero più alto di casi. Bisogna cercare di rendere questa epidemia quanto più bassa possibile. Questa è veramente una preghiera che faccio ai cittadini: noi stiamo lavorando da due mesi come non abbiamo mai lavorato nella nostra vita, perché non è mai capitata una cosa del genere. Siamo stanchi. Siamo stanchi fisicamente per la quantità di ore lavorate, siamo stanchi psichicamente per il numero di morti e per i malati che abbiamo assistito. Tracciare gli asintomatici è difficilissimo, conosciamo purtroppo ancora poco di questo virus, abbiamo degli esami che non sono particolarmente efficienti, per cui non sempre ci riescono a dire se c’è il virus oppure se ci sono gli anticorpi. Non possiamo dare il patentino, anche perché non sappiamo se questi anticorpi siano protettivi. Il fatto di avere gli anticorpi, non vuol dire che uno è protetto da una successiva infezione. Lo scopriremo>. Basta e avanza. Scusate il disturbo.
