25 APRILE: FOCARDI, I CONTI CON IL FASCISMO ANCORA APERTI

25 APRILE: FOCARDI, I CONTI CON IL FASCISMO ANCORA APERTI

Sono trascorsi ben 72 anni dalla Liberazione, eppure il nazi-fascismo non sembra affatto debellato: e non tanto per le pur preoccupanti evidenze manifeste quanto per il persistente substrato culturale che lo ha a suo tempo alimentato, fomentato, adeguatamente supportato e strutturato. I conti con il fascismo il Paese deve, purtroppo, ancora farli e compiutamente. Oggi lo stereotipo: il bravo italiano opposto al cattivo tedesco, non regge più, cozza con l’evidenza storica. Già lo sosteneva nel ’96 una delle figure più lucide dell’antifascismo italiano, Vittorio Foa: i tedeschi sono diventati una grande risorsa per la tranquillità della nostra coscienza. Ma è necessario ricordare il male della nostra parte se non vogliamo abbandonare al caso il nostro domani. Parte da qui l’analisi dello storico dell’Università di Padova,Filippo Focardie il prezioso assist glielo offre il dibattitoQual è la funzione del ricordo dei crimini nazistia cura delNetforppnell’ambito della mostraSchedati perseguitati sterminati. Malati psichici e disabili durante il nazionalsocialismo. Il fascismo, dunque, non fu affattouna dittatura all’acqua delle rosee anche se il Regime – è la tesi dello storico fiorentino autore di diversi saggi sul tema, l’ultimo del 2014Il cattivo tedesco e il bravo italianoper Laterza – non praticò la Shoah, ossia l’eliminazionedegli ebrei come se non fossero mai esistiti ola pianificazionedei crimini di massa di tipo genocidiarionon solo degli ebrei ma di rom, omosessuali, malati psichiatrici, purtuttavia fu protagonista deimassacri di civiliin Etiopia e Libia, come rivelato dal documentarioFascist LegacydiKen Kirby(https://www.youtube.com/watch?v=2IlB7IP4hys),del razzismo contro ebrei e slavi, delle deportazioni di massa di uomini, donne e bambini. Il mito delbravo italianoe delcattivo tedesco, per cuile colpeele responsabilitàricadevano solamente sui tedeschiguerrafondai, attraverso Radio Londra e Radio Mosca, prende piede tra l’8 settembre 1943, la proclamazione dell’armistizio e febbraio 1947, la firma della Trattato di pace: servìegregiamente, per Focardi, a mascherare e cancellare aspetti della guerra fascista, altrettanto reali di quella nazistae prima ancora della politica coloniale e antisemita del Regimenonchè, il suocarattere aggressivo,il fatto che molti italiani l’abbiano combattuta con convinzione ideologica;i gravi crimini commessi nei Balcani o in Russia che si aggiungevano a quelli perpetrati su larga scala in Libia e in Etiopia; la persecuzione antisemita nel 1938 non imposta da Berlino e la collaborazione poi prestata dalla Rsi allo sterminio degli ebrei, braccati e consegnati nelle mani dei carnefici hitleriani.In tal modogran parte del carico delle colpe italiane ha finito così per essere messo sulle spalle (già molto provate) dei tedeschi per poiessere rapidamente rimosso.Anzi cancellato. Non a caso, il MarescialloPietro Badogliofigurava, insieme aRodolfo Graziani,come il principalecriminale di guerrarichiesto dall’Etiopia; il generaleVittorio Ambrosioe il generaleMario Roatta,rispettivamente Capo di Stato maggiore delle Forze Armate e Capo di Stato maggiore dell’Esercito, che fuggirono da Roma con il Re, erano in cima alla lista deicriminali di guerrarichiesti dalla Jugoslavia, quali ex-comandanti della Seconda armata di stanza in Slovenia, Croazia e Dalmazia, e responsabili di ordini repressivi criminali come quelli contenuti nella famigerataCircolare 3CdiRoatta. Scaricare ogni responsabilità per la guerra sulle spalle dei cattivi tedeschi e del solo Mussolini –perFocardi– rispondeva non solo all’esigenza di tutelare l’interesse nazionale minacciato da una pace punitiva, ma anche, e forse prima ancora, all’esigenza di garantire la sopravvivenza di persone e di interi pezzi di establishment a rischio di venir spazzati via dalle misure di epurazione e dalla giustizia contro i criminali di guerra, di cui gli accordi internazionali prevedevano la consegna agli Alleati. Diversamente dalla Germania, infine, dove ci fu un processo ai criminali nazisti, in Italia viceversa andò in scenal’assenza di una Norimbergagrazie al decreto diamnistiadiPalmiro Togliatti, che lasciòliberigerarchi, ras delle squadracce, segretari e dirigenti del Partito Nazional fascista, magistrati, come il giudice istruttoreEnrico Macische condannòAntonio Gramscial duro carcere fascista, intellettuali, capi politici e militari della Rsi, gli estensori delManifesto della Razzae i collaborazionisti del Regime. Ciò rinsaldò lo stereotipo delbravo italiano, delsoldato italiano pacifico, generoso,sedimentandolo e strutturandolo nell’immaginario comune. Ecco perchèi conti con quel periodo sono tuttora aperti, da fare compiutamente fermo restando il valore della Resistenza, avverte Focardi e imperterrito continua la sua encomiabile e raffinata ricerca.