AMMINISTRATIVE A CATANIA. UN VOTO PER SALVARE LA CITTA’ DAL BARATRO

AMMINISTRATIVE A CATANIA. UN VOTO PER SALVARE LA CITTA’ DAL BARATRO

Tra una settimana si vota a Catania per eleggere il nuovo sindaco. Nella città che alla fine del secolo scorso ebbe uno sviluppo impressionante, con la nascita della cd. Etna valley, per poi subire un declino inarrestabile, durante gli anni del governo della destra, si affrontano sei candidati, per tentare di conquistare Palazzo degli elefanti. Il Sindaco protagonista di quella stagione, Enzo Bianco, l’uscente Raffaele Stancanelli, il Prof. Maurizio Caserta, l’Ing. Tuccio D’Urso, Matteo Iannitti e la rappresentante del M5s, Lidia Adorno. La campagna elettorale è stata, e sarà anche in quest’ultima settimana, salvo sorprese, molto sottotono. Forse perchè si pensa che l’esito, almeno al primo turno, sia scontato, con il ballottaggio già pronto tra Stancanelli e Bianco, o forse solo per la mancanza reale di idee che possano sollevare questa città dalla crisi in cui è sprofondata; crisi economica, ma soprattutto morale, dove illegalità e mondo produttivo e politico sembrano andare insieme, senza possibilità di rompere questo legame. In un’intervista di questi giorni Enzo Bianco rigetta l’accusa di una campagna elettorale sottotono, ma questa è solo la posizione naturale di un candidato. La verità è che il quadro politico per la città è davvero desolante. Dopo tre mandati a esponenti del PDL la città è davvero in ginocchio. E se non si vivono più i tempi bui (bui nel senso letterale del termine, con l’Enel che staccava la luce delle strade, perché non pagata), non si può proprio parlare di rivedere la luce alla fine del tunnel. Il Sindaco uscente si fa forza sul risanamento dei conti, cosa peraltro non difficile dopo i due mandati Scapagnini, e punta tutto sul suo amore per la città, per cui ha rinunciato anche alla politica nazionale, anche se molti concittadini avrebbero preferito che non rinunciasse a questa possibilità, e sperano di mandarglielo domenica e lunedì prossimo. Il M5s si presenta con una candidata fantasma, in città pochi la conoscono, avendo dovuto rinunciare anche la faccia a faccia con gli altri 5 candidati sindaco, per problemi personali. Il Movimento di Grillo, che alle politiche di febbraio aveva sfondato, come nel resto d’Italia, prendendo più di un voto su tre, a queste amministrative riceverà un bel ridimensionamento, seguendo il trend nazionale, e dimostrando che il Movimento non riesce a far breccia dove si tratta di amministrare le città, perché rimane pur sempre un voto di protesta, che i cittadini non intendono seguire quando si tratta di amministrare i propri interessi prossimi, e comunque dimostrando che senza radici nel territorio, e senza un’organizzazione seria, non si può fare politica veramente, ma solo intercettare un voto di protesta, spesso evanescente. La candidatura dell’ing. D’Urso è un’operazione parapolitica di cui non si sentiva proprio il bisogno. Figlia più dell’esito giudiziario dei suoi processi, che lo ha visto uscire con un’assoluzione dai problemi con la giustizia, relativi alla costruzione dei famosi parcheggi cittadini, e dunque con un aura da perseguitato politico e alfiere dell’investimento per opere pubbliche, che da una reale visione politico-amministrativa, cioè di ciò di cui questa città avrebbe davvero bisogno. D’altra parte il suo mantra, cioè investimenti in project financing, è il punto centrale, i maligni direbbero unico, del suo programma. Il docente di economia, Prof. Caserta, è la figura nuova del lotto dei candidati. Parla di problemi economici con cognizione di causa, condanna tutto il passato politico della città e punta ad un futuro in cui i giovani possano trovare le possibilità di lavoro senza doversene andare via. E’ la classica candidatura da “società civile”, lontana da appartenenze politiche, tant’è che in previsione del ballottaggio, nel caso dovesse essere escluso al primo turno (ipotesi non impensabile), ha già detto che appoggerà il candidato il cui programma lo convince di più. Un’altra bella novità è Matteo Innitti, candidato sindaco per la lista Catania bene comune; lista di estrazione di sinistra “estrema”, che non avrà, probabilmente, possibilità di andare al secondo turno, ma che con una squadra tutta giovane, con un programma chiaro, consultabile suinternet, è davvero una bella novità nella politica cittadina, storicamente restia a cambiamenti ed a tutto ciò che è nuovo. Ed infine Enzo Bianco. Da un punto di vista prettamente politico, il PD cerca di riproporre nella città etnea lo schema che ha portato al successo di Crocetta alla Regione, con una base di liste molto eterogenea che sostengono l’ex Sindaco. Nella situazione in cui versa la città, potrebbe avere un successo facile, magari non al primo turno, ma comunque è il candidato favorito, ed anche i sondaggi lo danno in testa, anche nell’eventuale ballottaggio. Eppure si ripropongono tutti I problemi che il PD ha evidenziato a livello nazionale. Non ultimo un certo atteggiamento di superiorità, che lo ha portato a dire che i veri contendenti di queste comunali sono soltanto due, lui e Stancanelli, tacciando gli altri candidati come un “divertimento”. Ha probabilmente ragione, ma questa atteggiamento di superiorità, soprattutto da parte di un esponente di un partito che in città è numericamente ben sotto la media nazionale, e che avrà bisogno di ulteriori voti al ballottaggio, sembra un errore tattico che rischia di pagare. Vero è che l’ex Sindaco gode di un credito personale notevole, essendo stato il Sindaco della rinascita della Città, ma erano tempi diversi, al Governo c’era il centrosinistra di Prodi, che con politiche economiche illuminate, ha facilitato la creazione di molti posti di lavoro, situazione oggi irripetibile. E individuare nel lavoro la prima necessità della città, è da un lato assolutamente vero, dall’altro operazione ben più complicata di un tempo, con un Governo nazionale che in fatto di politiche del lavoro non sembra avere idea di come muoversi. Però Bianco ha già perso contro Scapagnini, nel 2005, sebbene quella fu un’elezione con molti dubbi, in cui però, a prescindere dalle vicende cittadine, poi passate sotto il vaglio della magistratura, l’ex Sindaco pagò, soprattutto, il suo abbandono durante il secondo mandato, per seguire la sua carriera nazionale che lo porterà a ricoprire ruoli di assoluto prestigio (Ministro dell’Interno, Presidente del COPACO, ecc). Questa la situazione ad una settimana dal voto, le previsioni come detto, darebbero un ballottaggio tra Bianco e Stancanelli, con la vittoria finale del primo. Ed in linea di massima sono credibili, soprattutto sull’esito del primo turno, l’abbiamo già detto questa città tende ad adagiarsi su quanto già conosciuto, rigettando come corpo estraneo il nuovo. Sull’esito del possibile ballottaggio bisognerà, invece, stare attenti. Catania è città storicamente di destra, ed un successo finale dell’esponente del PD dipenderà principalmente dal riuscire ad evitare errori che possano indispettire l’elettorato, come ad esempio non prendere sul serio gli altri candidati sindaci. Qualunque sarà l’esito, buona parte del futuro della seconda città della Sicilia, per numero di abitanti, passerà da queste elezioni, perchè Catania è allo stremo delle sue forze, e se non si invertirà la rotta c’è il rischio, serio, di un default sociale.