BERSANI, GRILLO E LA MACCHINA DEL TEMPO.

BERSANI, GRILLO E LA MACCHINA DEL TEMPO.

Ricorderete come, finite l’elezioni di febbraio, notavamo la velocità con cui si muoveva la politica italiana. Nelle prime settimane post-voto, e soprattutto durante quei giorni folli dell’elezioni di Napolitano, gli scenari politici cambiavano dalla mattina alla sera. Poi venne data una bella dose di morfina alla politica italiana: il Governissimo. Purtroppo la letargia colpì anche la voglia di riforme che, inizialmente, animava i protagonisti della politica. In questi ultimi giorni, causa una serie di fatti di cui parleremo tra poco, rischiamo di assistere ad una nuova fase, che potremmo definire come la macchina del tempo della vita politica. A scatenare questo tentativo di portare indietro le lancette della politica, ai giorni convulsi di fine febbraio/inizio marzo, le vicende interne al Movimento 5 stelle, e il processo che domani vedrà la Senatrice Gambaro sul banco degli imputati,con la susseguente possibilità della sua espulsione. Con ordine. Dopo la batosta delle amministrative, la Senatrice pentastellata diede un’intervista a sky, in cui senza giri di parole, diede buona parte della colpa del tracollo a Grillo, ai suoi post violenti, alla sua continua delegittimazione del Parlamento. Ovvio che in un partito che ha un padre padrone unico, depositario della linea politico-comunicativa, una ribellione verso lo stesso non poteva non portare a conseguenze eclatanti. Infatti Grillo ha scritto un post di accuse verso la Gambaro, ed il vecchio portavoce al Senato, assieme al nuovo, hanno organizzato una discussione sul comportamento della collega, che potrebbe portare all’espulsione della Senatrice ribelle. Solo che nella compagine parlamentare sono in tanti ad essere stanchi del capo, dei suoi metodi, e di molto altro; il risultato è che si è creata una fronda interna pro-Gambaro, ed un bel numero di Parlamentare sono pronti a fuoriuscire dai gruppi dei 5 stelle. Addirittura alcuni ragionano già, numeri alla mano, su come creare un nuovo gruppo. Ciò che molti si aspettavano da tempo, e di cui noi scriviamo da altrettanto tempo, la spaccatura del Movimento, sta per realizzarsi. Ciò non poteva non avere riflessi sulla politica tutta. Ed infatti ieri l’ex segretario del PD, Bersani, esce con un’intervista che avrà molte conseguenze, sia all’interno che all’esterno del partito, rivendicando ancora la possibilità di un Governo del cambiamento, che non si regga sui voti del PDL. In pratica Bersani vede, oggi, la possibilità di creare ciò che ha perseguito sin dal giorno dopo le elezioni, un governo di sinistra, con l’appoggio dei montiani e dei grillini, o parte di essi. E già nella cerchia dei fedelissimi dell’ex segretario si cominciano a fare i conti sui numeri necessari per avere la maggioranza al Senato. Chiariamo subito un punto: pensare che si possa realizzare il piano bersaniano è al momento una pazzia. I problemi maggiori derivano dal PD stesso. Tanto per cambiare potrà dire qualcuno. I motivi sono facili da capire, un ribaltone di tal genere scombussolerebbe i piani di troppe correnti e troppi protagonisti. Intanto di Letta e dei suoi, che rischierebbero i posti di Governo. Ed infatti le cronache giornalistiche parlano di un Presidente del Consiglio non proprio felice dell’uscita del suo ex segretario. Ma soprattutto chi vedrebbe i suoi piani sconvolti è Matteo Renzi. Un’ipotesi di questo genere travolgerebbe i suoi piani per la conquista del partito. Ripetiamo che trattasi di uno scenario fantascientifico, pensare che qualche esponente del PD possa staccare la spina a questo Governo, per tentare l’avventura del Governo del cambiamento, è follia pura. Troppe sono le correnti interne che in questa situazione si trovano benissimo, sia sotto l’aspetto generale, sia sotto quello particolare. Anche perché troppe sono le condizioni che dovrebbero verificarsi. Prima tra tutte una fuoriuscita ampia di senatori pentastellati. Secondo i calcoli fatti il numero minimo per l’autosufficienza la Senato sarebbe di 19 grillini dissidenti. Ma un numero minimo, come questo, non sarebbe sufficiente, salvo non si voglia replicare l’esperienza del Prodi-bis, quando il raffreddore di uno dei senatori a vita, metteva in pericolo la maggioranza. Però questo futuro scenario, con la teorica nuova potenziale maggioranza, può avere riflessi positivi, sia sull’azione di Governo, sia nella resa dei conti interna al PD. Sotto il primo aspetto, la possibilità di fare a meno dei voti del PDL, dovrebbe porre fine ai continui ricatti dei berluscones. La paura di essere messi nell’angolo, con la conseguenza di un fortissimo rischio di sparire dai futuri scenari politici, potrebbe portare molti del PDL a cambiare toni ed atteggiamenti. La possibilità di replicare, sotto certi aspetti, lo schema siciliano della maggioranza variabile, potrebbe portare nuovo ossigeno all’azione di Governo, che ne avrebbe bisogno. Ma soprattutto, questi nuovi scenari, potrebbero portare a quel momento politico, che aspettiamo da tempo, e senza il quale la politica italiana (tutta) non riuscirà ad uscire dalle ambiguità di questi anni: la resa dei conti all’interno del PD. Questo possibile nuovo scenario, come dicevamo, dà molto fastidio a Renzi, che in questa situazione si trova benissimo nella sua scalata al partito. Ed infatti è stato molto lapidario e freddo nel commentare l’uscita di Bersani. Così come, qualcuno dei suoi ha fatto notare che l’ex segretario non si è ancora accorto della sconfitta patita; anche se sul punto vorremmo chiedere a questo fine commentatore della politica se Renzi si sia accorto della sua, di sconfitta, visto che alle primarie prese il 20%, e se consideriamo quelle un buon metodo per contarsi, possiamo dire, che al netto di tutto ciò che è successo dopo, oggi Renzi conta per non più del 30/35% all’interno del PD. Ma lo sconvolgimento che potrebbe seguire alla fuoriuscita, e dunque al recupero alla politica attiva, dei dissidenti grillini potrebbe portare Renzi a qualche mossa risolutiva. Molti si augurano alla sua fuoriuscita dal PD, o comunque ad una spaccatura dello stesso. Questa è l’unica possibilità che abbiamo affinchè si raggiunga un minimo di chiarezza nel quadro politico italiano. Dunque, sebbene molto difficilmente avremo un ribaltone di Governo a breve, ciò che accadrà lunedì potrebbe, però, avere conseguenze serie per il futuro della politica italiana e del Governo. Vedremo se la dimostrata incapacità politica di Grillo farà salire il Paese sulla macchina del tempo, e ci regalerà un ritorno a 4 mesi fa. Certo recupereremmo 4 mesi di vita, ma ci rifionderemmo nel freddo dell’inverno. Ne vale la pena?