DIRSI FEMMINISTE PER NASCONDERSI DAL CASO ETRURIA

DIRSI FEMMINISTE PER NASCONDERSI DAL CASO ETRURIA

La notizia è paradossale:Silvio Berlusconi, ospite aMattino Cinque, ha attaccatoMaria Elena Boschisullepari opportunitàe sulle politiche di contrasto alla violenza maschile sulle donne. L’uomo contro il quale le italiane sono scese in piazza a centinaia di migliaia al grido di «Se Non Ora Quando», il patron delle olgettine e della nipote di Mubarak, ha detto: «Noi la difesa dei diritti delle donne ce l’abbiamo come fatto prioritario. Ilfemminicidioè una piaga per l’Italia», e il contrasto allaviolenza sulle donne«è sempre stata una priorità per noi», mentre «la sinistra non ha fatto nemmeno il Ministro delle Pari Opportunità. Dopo un po’ di tempo hanno dato ladelegaalla Boschi che non ha fatto assolutamente nulla». Maria Elena Boschi ha ribattuto: «Sarebbe facile rispondere in modo polemico ma l’argomento è troppo importante per scadere nello scontro», e ha fatto l’elenco dei provvedimenti varati durante la sua reggenza delle Pari Opportunità. Ma si tratta di una una reggenza. Ecco il punto che, a dispetto del ridicolo, viene centrato da Berlusconi. IlMinistero per le Pari Opportunitàè stato voluto da Romano Prodi nel 1996, ovvero dalla sinistra, e ha affidato l’incarico ad Anna Finocchiaro che ha inventato un dicastero mai esistito prima. Eppure è stata proprio la sinistra a cancellarlo, con ilGoverno Lettache, dopo le dimissioni forzate di Iosefa Idem, ha affidato le deleghe all’ottimaMaria Cecilia Guerra, al tempo già Viceministra del Lavoro, chiudendo con l’esistenza di un dicastero autonomo. Ben consapevole della importanza e della consistenza delvoto femminile, Renzi ha voluto una formale parità di genere nel suo Governo, ma ha fatto sì che nessuna potesse emergere autonomamente e rivolgersi direttamente alle donne, assumendone i temi radicali. Ilfemminismo, infatti, è una malattia contagiosa e, quando una donna purchessia tocca con mano il gap di potere fra i due generi e assapora la libertà che viene da questa consapevolezza, non torna indietro né dimentica la lezione. Berlusconi non si è mai sognato di cancellare le Pari Opportunità, che forse gli sembravano un grazioso ornamento, e questo ha consentito aStefania Prestigiacomodi tentare nel 2006 l’introduzione dellequote rosanella legge elettorale e di uscirne sconfitta e in lacrime per la rabbia, né a Mara Carfagna di finanziare l’indagine Istat sulla violenza e di varare il primo provvedimento contro lo stalking. A proposito diMara Carfagna, è stata lei che nel 2015, intervenendo al Senato in occasione del ventennale della Conferenza Onu di Pechino – punto altissimo per le politiche di empowerment femminile – è intervenuta rinfacciando alla Ministra Boschi proprio l’assenza del Ministero Pari Opportunità. «Questo Governo ha perso colpi, ha indietreggiato. Non serve un osservatorio per la parità, ci vorrebbe una Ministra». Boschi ha usato la retorica: «Non abbiamo una Ministra, è vero, ma c’è un Governo delle pari opportunità». Boschi è ambiziosa, intelligente e studiosa. Ha fatto ogni sforzo per approfondire la materia dellepolitiche di genereche, a dispetto dell’opinione corrente, sono assai complesse e controverse. Ha varato unPiano antiviolenzadopo lunghe e pazienti mediazioni con le Associazioni femminili e femministe, ha aumentato ifondi ai Centri Antiviolenza, ma si tratta di senso di responsabilità, non certo di passione politica. Boschi infatti non sente mai il bisogno di esprimersi sui temi roventi che riguardano la politica e la vita delle donne, se non in casi estremi e comunque con parole di circostanza. Il Governo di cui fa parte ha alzato fino a 10 mila euro lamulta per l’aborto clandestino, mettendo a repentaglio la vita delle più povere e delle più giovani, e non c’è stato verso di ottenere la correzione di questo insulto, che lei si ostina ad ignorare. Boschi si intesta perfino battaglie che altre hanno fatto, come è stato nel recente caso dellostalking, divenuto risarcibile monetariamente per effetto di un errore nella riforma del codice penale. Sono state Cgil, Cisl e Uil a combattere, spalleggiate daTelefono Rosa, dalla statistica socialeLinda Laura Sabbadinidalle colonne deLa Stampae daMaria Cecilia Guerradi Mdp mentre il Pd perdeva la testa e le accusava addirittura di ‘terrorismo’. Quandoinfine il caso si è risolto con un emendamento alla legge di bilancio, Boschi ha emesso un comunicato per rivendicare come proprio il merito che era di altre. Anche in occasione dello straordinarioevento organizzato dalla PresidenteLaura Boldrinialla Camera il 25 novembre scorso, quando 1300 donne hanno ascoltato le sopravvissute alla violenza maschile raccontare la propria storia, Boschi ha provato a guastare il successo di Boldrini – sua diretta concorrente per il voto femminile di sinistra – lamentando che non fossero presenti anche gli uomini, una gaffe politica indimenticabile, o forse voluta malignità. Ma l’attacco di cui Berlusconi la fa oggetto è paradigmatico anche per un’altra sottile ragione. Itemi delle donne, infatti, ormai vengono usati o branditi perevitare di parlare d’altro, in questo caso diBanca Etruria, argomento del giorno, ben più attuale e scottante, dovendo tirare in ballo Boschi, e sul quale Berlusconi (interessante chiedersi perché) tace. Allo stesso modo Boschi si è servita della sua appartenenza al genere femminile per difendersi da chi ne critica la mancanza di trasparenza proprio nel caso Banca Etruria, dicendo in tv che gli attacchi nei suoi confronti sono vieppiù odiosi e vili perché lei è donna, la dignitosa e addolorata vittima di unacampagna misogina(che in altri casi, però, c’è stata per davvero). Al netto delle critiche fondate e preoccupate delle attiviste femministe, è bene notare che donne e parità vengono agitati pure da alcuni esponenti del Pd ai quali mai è importato un soldo bucato delle donne, per fare polemica contro la nuova formazione di sinistra capeggiata daPietro Grasso, imputata di chiamarsi al maschile e di essersi sciaguratamente fatta rappresentare da una foto di quattro maschi trionfanti. Il femminismo, o anche il suo succedaneo meno pericoloso, ovvero la parità, sono infine diventati unargomento mainstream, ma solo quando fa comodo al potere che il femminismo contesta. Effetto lungo ma ancora superficiale della nuova onda femminista che attraversa il mondo, dalla Women’s March di Washington al movimento#NiUnaMenosnato in Argentina e sbarcato pure in Italia con imponenti manifestazioni di piazza, effetto di#metoo, la campagna planetaria di coming out sulle molestie e le violenze maschili inaugurata daAsia ArgentoversusHarvey Weinstein, che è stata appena riconosciutadaTimecon una copertina che celebra come persone dell’anno tutte quelle donne che hanno denunciato le molestie sessuali. Ci sono paesi in cui i movimenti sociali che mettono in discussione l’ordine esistente vengono ascoltati dai media conrispetto, e presi in considerazione dal potere per allargare la base di consenso con provvedimenti concreti e utili. È successo in Spagna, dove a suo tempo è stato un governo di destra a varare unpiano antiviolenza dettato dalle femministe, flessibile e via via corretto sulla base di concrete verifiche. In Italia, invece, il tentativo è rendere le battaglie delle donnevuoto strumento di campagna elettorale,specchietto per le allodole, cortina fumogena. Eppure l’onda del nuovo femminismo mondiale, sostenuto dalla generazione degli anni Settanta, spinto dalle donne giovani e collegato a tutte le altre battaglie per la libertà e la giustizia, cresce e sfonda il muro di silenzio maschile guadagnando alla causa gli uomini che amano le donne e le rispettano. La leadership femminista di un movimento internazionale autonomo che si batte per tutte e tutti rappresenta una grande novità che, mi auguro, potrebbe mettere a tacere Berlusconi e, anche, quelle che femministe non sono ma tali si fingono per la convenienza del momento.